Cronache
Carabinieri Piacenza, festini, sesso ed escort in Caserma. LE CARTE
Le intercettazioni choc che hanno portato all'arresto di 10 militari che facevano i pusher, torture agli stranieri
SU AFFARITALIANI.IT LE CARTE DELL'INDAGINE
Festini, sesso e prostitute in Caserma. Dalle carte della procura di Piacenza emerge anche il racconto di un episodio a base di sesso e prostitute verificatosi all'interno della Caserma.
Il protagonista dell'evento è Giacomo Falanga, per il quale era stato organizzato un festino all'interno della struttura in presenza di due donne "presumibilmente escort, con le quali erano stati consumati rapporti sessuali". A rivalerlo, come riporta Repubblica, l'appuntato Giuseppe Montella durante una confidenza al collega Salvatore Cappellano. Durante il racconto sul festino il carabiniere ha specificato che le urla di una delle due escort: "avevano fatto sì che un tale Toni si fosse lamentato".
Secondo il Gip "non sono forse ravvisabili reati in simili condotte, ma dalla descrizione delle stesse traspare ancora una volta il totale disprezzo per i valori della divisa indossata dagli indagati, metaforicamente gettata a terra e calpestata, come quella del loro comandante durante il festino appena rievocato".
Carabinieri Piacenza, "Lo abbiamo ucciso". "Quanti schiaffi, sembrava Gomorra"
Pestaggi, torture, arresti illegali e spaccio di sostanze stupefacenti. Una caserma sequestrata, 10 carabinieri sottoposti a misure, di cui 6 arrestati (cinque in carcere ed uno ai domiciliari). Sono i numeri dell'operazione "Odysseus" coordinata dalla Procura di Piacenza e condotta dalla guardia di finanza. 'Azzerata' la caserma Levante di via Caccialupo: 7 militari su 8 sono infatti stati sottoposti a misure cautelari. "Non c'e' stato quasi nulla di lecito in quella caserma", ha detto il procuratore capo di Piacenza, Grazia Pradella aggiungendo poi che "gli illeciti piu' gravi contestati sono stati commessi in pieno lockdown con disprezzo delle piu' elementari regole di cautela" disposte dal governo. La citta' emiliana, al confine con la Lombardia, e' stata infatti una delle piu' colpite dal coronavirus per la sua vicinanza con il primo focolaio di Codogno. Ai militari dell'Arma, vengono contestati, a vario titolo i reati di: traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, ricettazione, estorsione, arresto illegale, tortura, lesioni personali aggravate, peculato, abuso di ufficio, falsita' ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, perquisizioni ed ispezioni personali arbitrarie, violenza privata aggravata e truffa ai danni dello Stato. "Sono una serie di reati impressionanti se si pensa che sono stati commessi da militari dell'Arma dei carabinieri", ha osservato il pm. Comportamenti stile 'Gomorra', con tanto di pestaggi e torture (si ipotizza anche la forzata ingestione di acqua) a piccoli pusher finalizzati, tra le altre cose, ad ottenere auto-calunnie per giustificare i successivi arresti, e' la cornice delineata nel quadro accusatorio. "Ho fatto un'associazione a delinquere, ragazzi...siamo irraggiungibili": a parlare, come riporta una delle intercettazioni 'simbolo' dell'inchiesta e' uno dei carabinieri arrestati. "Hai presente Gomorra? Le scene di Gomorra, guarda che e' stato uguale!...ed io ci sguazzo in queste cose. Tu devi vedere gli schiaffoni che gli ha dato", un'altra frase agli atti dell'inchiesta.
Gli inquirenti contestano episodi a partire dal 2017. L'indagine si e' sviluppata, in soli sei mesi, incrociando le informazioni fornite da un ufficiale dei carabinieri alla polizia locale piacentina e i dati emersi da alcune indagini delle fiamme gialle sullo Spaccio di droga. Al centro degli accertamenti i giorni drammatici dell'emergenza Covid. Secondo l'accusa, ad esempio, un carabiniere forni' un'autocertificazione ad un pusher 'amico' in modo da permettergli di raggiungere la Lombardia per rifornirsi di droga durante il lockdown. Per i militari coinvolti nell'inchiesta "non vi era non solo l'obiettivo di procacciarsi la sostanza stupefacente - ha detto il procuratore capo di Piacenza - ma anche di sembrare piu' bravi degli altri" ottenendo un alto numero di persone arrestate. "Peccato - ha precisato il pm - che questi arresti si basavano su circostanze inventate e falsamente riferite al pubblico ministero di turno. I militari dell'Arma erano accompagnati da una sorta di auto-esaltazione per essere piu' bravi dei colleghi di altre caserme". Figura di spicco nell'inchiesta e' un appuntato della stazione Levante. Una villa con piscina, un'auto e una moto, oltre a 24 conti correnti gli sono stati sequestrati nel corso delle indagini.
Il militare, hanno ricostruito gli inquirenti, organizzo' una festa nel giardino della propria abitazione. Una vicina di casa chiamo' il 112 segnalando un assembramento. "La pattuglia te l'ho mandata perche' non sapevo che era casa tua", sono le parole attribuite, in un'intercettazione, al militare intervenuto ed in servizio presso la centrale operativa. "Voglio capire un attimo se e' la mia vicina, giusto uno sfizio che mi volevo togliere", ha replicato il padrone di casa. "Te la faccio sentire abusivamente, non ti preoccupare", la risposta del collega del 112. "E' evidente che questo carabiniere - ha detto il procuratore capo di Piacenza - che ha il grado di appuntato esercita un potere intimidatorio di tipo criminale non solo nei confronti dei suoi colleghi ma anche su altri militari indagati non appartenenti alla stazione Levante". Gli inquirenti contestano anche alcuni episodi di pestaggi e di torture in caserma a pusher finalizzate all'ammissione del reato e alla rivelazione dei luoghi dove detenevano la sostanza stupefacente. Agli atti dell'inchiesta c'e' anche l'audio di un presunto pestaggio in cui "si percepisce la sofferenza del soggetto che non era sottoposto ad alcun provvedimento da parte dell'autorita' giudiziaria. Era vittima di un sequestro di persona. Piu' volte nel corso della registrazione si sente il soggetto quasi come se stesse soffocando. Temiamo che sia stata utilizzata anche la forzata ingestione di acqua", ha detto il pm.
"Totale sostegno all'autorita' giudiziaria" viene manifestato dal Comando generale dell'Arma dei carabinieri che ha poi precisato che "e' stata immediatamente disposta la sospensione dall'impiego nei confronti dei destinatari del provvedimento giudiziario, nonche' la contestuale valutazione amministrativa dei fatti per adottare, con urgenza, rigorosi provvedimenti disciplinari a loro carico". Il gip Luca Milani, nel concludere la corposa ordinanza di 900 pagine ha parlato di un "atto di giustizia" dedicato ai servitori dello Stato uccisi, il 19 luglio 1992, nella strage di via D'Amelio in cui fu persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta. "Nel concludere la stesura di questo provvedimento basato sulle risultanze investigative trasmesse tempestivamente dal pm - ha scritto il gip - il pensiero non puo' che andare al caso il quale ha voluto che la data di conclusione del presente lavoro sia la stessa in cui 28 anni fa, servitori dello Stato - di tutt'altro spessore rispetto agli odierni indagati - persero la vita compiendo il proprio dovere. A loro si dedica questo atto di giustizia".
"Mo' l'abbiamo ucciso", l'intercettazione di un pestaggio inflitto a spacciatore
“Quando ho visto quel sangue per terra, ho detto: ‘Mo’ l’abbiamo ucciso…’”. Parlava così, intercettato, l’appuntato dei carabinieri in servizio alla stazione Levante di Piacenza arrestato oggi nell’ambito dell’inchiesta della locale procura che ha portato anche al sequestro della caserma di via Caccialupo, a proposito del pestaggio inflitto a uno spacciatore di nazionalità nigeriana arrestato poco prima.
L’uomo, come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del Tribunale di Piacenza Luca Milani, prima di essere bloccato era stato colpito violentemente tanto da crollare a terra perdendo molto sangue. Dal cellulare dell’appuntato i finanzieri che hanno condotto le indagini hanno estrapolato anche una foto dell’arrestato picchiato, ritratto seduto sull’asfalto, ammanettato e senza scarpe, con il volto insanguinato e con vistose macchie di sangue sul selciato.
Non è questo l’unico episodio di pestaggio contestato agli indagati, alcuni dei quali sono accusati di tortura. Un altro giovane, egiziano, fermato dai militari sempre per fatti di droga, veniva “minacciato anche con violenze e agendo con crudeltà”, come riporta ancora l’ordinanza, “cagionandogli acute sofferenze fisiche”. “Minchia, questo c’ha fatto penare - diceva a proposito di quest’altro arresto l’appuntato dei carabinieri parlando con la compagna - mamma mia quante mazzate ha pigliato, colava il sangue, il sangue gli colava da tutte le parti, sfasciato da tutte le parti, non parlava. Credimi che ne ha prese, ne ha prese”.
Piacenza, carabiniere intercettato: "La roba gliela diamo noi"
"Minchia adesso ti devo racconta quello che ho combinato...ho fatto un'associazione a delinquere ragazzi! Che se va bene...ti butto dentro, nel senso a livello di guadagno''. In ''poche parole abbiamo fatto una piramide: sopra ci siamo irraggiungibili, ok? A noi non ci deve cagare nessuno". Lo dice in un'intercettazione un carabiniere coinvolto nell'indagine della procura di Piacenza che ha portato all'arresto di alcuni carabinieri e al sequestro della caserma di Levante.
"Però Davide i contatti ce li ha tutti lui, quelli grossi! - prosegue il carabiniere nell'intercettazione - Lui siccome è stato nella merda, e a Piacenza comunque conosce tutti gli spacciatori, abbiamo trovato un’altra persona che sta sotto di noi. Questa persona qua va tutti da questi gli spacciatori".
“Guarda, da oggi in poi, se vuoi vendere la roba… vendi questa qua, altrimenti non lavori!”, si legge ancora in un'intercettazione, e" la roba gliela diamo noi! Poi lui… loro a su… a loro volta avranno i loro spacciatori… quindi è una catena che a noi arriveranno mai".
"A me interessa l’erba, a me l’im…io l’importante è che ho l’erba (ndr marijuana) (...) a me mi interessa l’erba di averla sempre", dice in un'intercettazione M.G., uno dei carabinieri arrestati. ".. Io dell'erba non posso fare a meno - dice ancora - in settimana così faccio il viaggio (trasporto di droga, ndr)... mi faccio un unico perché così se riesco vengo a prendere sia l’erba che la coca (ndr cocaina) …vengo a prendere tutti e due".
Ma non solo. In un'altra intercettazione ambientale tra il carabiniere di Piacenza e il referente su piazza di spaccio milanese, il militare dice di aver già venduto un panetto di stupefacente e di avere già incassato: "Una già l'ho venduta e già c'ho pure i soldi".