Cronache

Charlie Gard, dopo la querelle il mondo alza le spalle

Carlo Patrignani

Si sa che ogni scoperta scientifica soprattutto nel campo della medicina del corpo e della mente è una grande realizzazione umana che a sua volta è un progresso difficilmente negabile dell'umanità. Cosi' come si sa che la prassi politica non può che avere o almeno dovrebbe avere come fine la libertà e il benessere del corpo e della mente dei componenti la società. Inoltre spesso ci si imbatte in altrettanto convisibili proposizioni: dalla parte dei bambini o un mondo a misura di bambino. Impresa titanica è, purtuttavia, tradurre in atti coerenti e concreti queste nobilissime affermazioni.

Come hanno dimostrato due vicende umane diverse, ma legate da un filo d'acciaio: la cura e la guarigione dalle malattie e per alcune si è acquisita addirittura l'immunità: cura e guarigione che stanno nelle mani, nella sapienza, conoscenza e competenza del medico. E non è una questione soltanto medica o, in generale, scientifica, ma per i suoi risvolti, è una questione culturale e politica: è del tutto inconcepibile infatti ipotizzare istituzioni che non abbiano a cuore la salute e il benessere psico-fisico delle persone e dei bambini in particolare.

Esemplari a tal proposito le affermazioni comparse sul sito dell'autorevole quotidiano inglese The Guardian di uno dei medici del Great Ormond Hospital di Londra dove è stato fatto il possibile e l'impossibile per curare e guarire da una malattia genetica molto rara e purtroppo ancora non alla portata della medicina, la deplezione del Dna mitocondriale, che aveva colpito Charlie Grad: il mio mestiere è evitare che il paziente muoia, non ucciderlo. Avete davvero mai incontrato un infermiere o un dottore che vuole la morte di un bambino? Non volevamo perdere Charlie, ma era nostro obbligo legale e morale, il nostro lavoro, diventare suoi portavoce quando è stato ora di dire basta. Era ovvio per tutti quelli che lo hanno curato. Gli abbiamo dato farmaci e fluidi, abbiamo fatto tutto quello che potevamo.

I medici del Great Ormond Street Hospital dove il piccolo Charlie era ricoverato da tempo avevano avanzato, vista l'irreversibilità della malattia che aveva devastato diversi organi, e soprattutto il cervello, la soluzione più drastica, ma probabilmente più umana: staccare la spina che lo teneva artificialmente in vita.

Dal presidente degli Usa Donald Trump a Papa Francesco, al ministro britannico Boris Johnson, tutti si sono opposti: bisogna salvare la vita di Charlie! E il medico anonimo del Great Ormand Hospital sul Guardian non risparmia critiche a questi illustri personaggi che improvvisamente erano più esperti di sindrome di deplezione mitocondriale dei nostri migliori consulenti medici, illudendo i genitori che ci fossero ancora speranze per il figlio.

E proprio ai genitori di Charlie va il pensiero del coraggioso medico inglese: Voi dimenticherete Charlie. I suoi genitori dovranno convivere con questa storia per sempre. Il loro dolore sarà inimmaginabile, la loro perdita incalcolabile. Ma anche noi dovremo conviverci, per sempre

Sulla vicenda c'è stata alla fine della querelle mondiale un'alzata di spalle: resta però da chiedersi il perchè di tutto ciò. Cos'è che ha spaventato al di là dell'attenzione per una vicenda pur sempre dolorosa il Presidente degli Usa, il Papa e il ministro britannico nonchè quanti hanno sollevato il caso e si sono offerti per curare il piccolo con farmaci che sperimentati sui topi sarebbero stati efficaci? Perchè mettere in dubbio l'operato dei medici del Great Ormand Hospital che a un certo punto hanno optato per staccare la spina? Difficile parebbe accettare che la vita umana ha un inizio, la nascita, e una fine, la morte quando, come da prassi medica aqcuisita dal 1968, l'elettroecefalogramma è piatto e quindi si constata la morte cerebrale.

L'altra vicenda riguarda manifestamente l'efficacia e la sicurezza dei vaccini, ma più approfonditamente la storia della medicina che inizia, tra la fine del '700 e l'800, per poi svilupparsi incessantemente nel '900, quando alcuni geniacci Edward Jenner, Jonas Salk, Robert Koch, Louis Pasteur, Ignac Semmelweis, Alexander Fleming, scoprirono vaccini e antibiotici contro malattie virali e batteriche letali come il vaiolo, la poliomelite, la tubercolosi o la rabbia, la febbre puerperale. Geniacci che non furono, di certo, influenzati da una cultura che trattava la malattia non come evento procurato da una noxa patogena, ma come il Male, o il peccato, entità in fondo non umane ma insite nell'essere umano e come tali senza cura e guarigione.

Lo scontro culturale e politico - non è del tutto inedito -  che le due vicende diverse ma legate da un filo d'acciaio riportano a galla sta probabilmente tra due concezioni radicalmente opposte: la lotta o la rassegnazione alla sofferenza e al dolore, che ogni malattia ha in sè e procura a chi ne è colpito ma che il medico per scelta, formazione, sapere e conoscenza deve, è obbligato, a togliere, a estirpare, facendo appunto il possibile e l'impossibile per la cura e guarigione.