Cronache
Cimiteri di Roma, vergogna infinita. Le denunce e le ragioni del caos
Dopo Andrea Romano anche Barbara Palombelli dice: "Mia zia attende sepoltura dal 5 marzo". Il ruolo di Ama e quello del Comune
La vergogna inifinita dei cimiteri di Roma, con le spoglie di defunti messe da parte in attesa di sepolture che non arrivano, innesca altre denunce. Dopo Andrea Romano arriva quella di Barbara Palombelli. Ecco quali sono le ragioni del caos.
Un caso increscioso, quello di una città, incidentalmente anche la Capitale d'Italia, in cui spesso non sono solo i diritti dei cittadini vivi ad essere negati, ma anche quelli dei morti. Un caso esploso alla massima potenza grazie alla voce di persone note, ma che le imprese funebri che lavorano a Roma, impossibilitate a fare il loro, denunciavano da molto tempo. La Palombelli ha scritto sulla propria pagina Facebook: "Penso al caos dei cimiteri di Roma. A mia zia in attesa di sepoltura dal 5 marzo… a mio cugino addolorato… e mi chiedo cosa possiamo fare, a parte continuare a parlarne in tv".
Ma il volto di Mediaset è solo uno dei tanti in attesa della sepoltura di un congiunto a causa delle mancanze di Ama, la municipalizzata romana che, oltre ai rifiuti, gestisce anche i cimiteri e relativi servizi. Prima di lei aveva fatto scalpore la protesta del deputato del Pd Andrea Romano: anche lui attende da mesi di seppellire il figlio defunto. Romano aveva ricevuto le scuse pubbliche del sindaco Virginia Raggi, che aveva anche assicurato che avrebbe cercato di dare una scossa a una situazione insostenibile. Attese bibiliche per la lavorazione delle pratiche, depositi strapieni, cremazioni a passo di lumaca: con il personale che, da tempo ridotto all'osso, annaspa.
Ma perché tutto questo succede? I sindacati del settore puntano il dito contro il deficit di assunzioni, e contro la mancata implementazione da parte del Campidoglio della delibera dell'agosto 2017 con cui si stabiliva la costruzione di quattro nuovi forni crematori. Dopo quasi quattro anni non si è mossa una foglia. Pesa poi una questione contingente: il surplus di decessi causato dal Covid-19. Sta di fatto che si resta fermi all'assurdità di una Capitale che, con quasi 3 milioni di abitanti, dispone di un solo forno crematorio. Sperando di non apparire blasfermi, il problema principale è simile a quello che affligge i rifiuti, dei quali del resto si occupa sempre Ama: non ci sono gli impianti. Ma non è la municipalizzata a poter decidere di costruirli, è Roma Capitale nelle vesti della sua giunta.
I cimiteri romani al collasso: "Niente cremazioni, 2mila bare senza sepoltura"