News
Conclave entra nel vivo: si parte il 7 maggio. La folla vuole un nuovo Bergoglio, ma...
Tumulato Papa Francesco, il Conclave sta entrando ovviamente nel vivo e c’è la data ufficiale

Conclave entra nel vivo: si parte il 7 maggio. La folla vuole un nuovo Bergoglio, ma...
Tumulato Papa Francesco, il Conclave sta entrando ovviamente nel vivo e c’è la data ufficiale: 7 maggio. In questi giorni la Chiesa sta tenendo le sue Messe dei Novendiali, i nove giorni di suffragio alla memoria del defunto Papa Francesco, ma sono anche giorni in cui i cardinali (siamo già a quasi 150 presenze su 252 porpore totali) stanno completando i ranghi e soprattutto stanno colloquiando. Gente che non ha mai visto Roma nemmeno in cartolina comincia pian piano a prendere coscienza del Vaticano, della Curia, dei rapporti di forza e potere interni alla macchina romana che esistono e, piaccia o meno, vanno tenuti in considerazione almeno in questi giorni prima di entrare in Sistina. Poi, dopo, la parola passerà allo Spirito Santo e si vedrà che cosa deciderà Lui, almeno per chi ci crede. A parte il fatto che non tutti i partecipanti parlano o capiscono l’italiano (lingua che definire curricolare per fare il Papa è il minimo, oltre ad aspirare a incarichi in Curia col nuovo pontificato), è appena il caso di ricordare un punto: il Conclave inizierà il 7 maggio perché le norme canoniche permettono di allungare questo periodo ufficialmente per l’attesa delle Eminenze da tutto il mondo.
Conclave, più tempo per viaggiare? Meglio per riflettere
Ora, si dà il caso che nell’epoca del motore a turbina, anche un volo dall’America – sebbene lungo – non è certo complicato come poteva esserlo nel 1958 al tempo della morte di Pio XII; a quel tempo era necessario fare almeno 6 giorni di nave per arrivare in Italia – magari con la Cristoforo Colombo, la bella gemella dell’Andrea Doria affondata al largo di Nantucket nel 1956, sbarcare a Napoli e da lì, in treno, arrivare nell’Urbe. L’aereo era cosa per pionieri o temerari, il vero boom dei voli transatlantici ci sarebbe stato dalla metà degli anni ‘60 e poi, dal 1970, con la nascita del Boeing 747, il Jumbo che ha creato nei fatti il cosiddetto villaggio globale in cui viviamo tuttora. Dico questo per dire, insomma, che se il pre-Conclave sarà prolungato non sarà tanto per motivi logistici (che pure pesano: stanno allestendo la Sistina in questi giorni per le votazioni, inoltre c’è da sistemare la “reclusione” di tutti i porporati o quasi a Casa Santa Marta che di suo è stata concepita solo per 120 cardinali – 119, oggi, se considerate che la camera 201 che era di Jorge Mario Bergoglio è stata sigillata come per legge si fa in questo caso), quanto per motivi di assetti. I cardinali, specie gli illustri sconosciuti catapultati dalle realtà del Pacifico a Roma per eleggere il Papa (e spiace vedere che manchino sedi cardinalizie secolari come Torino, Milano, Venezia, Palermo), hanno bisogno di tempo per nuotare nelle acque romane. E il tempo è poco, mentre il compito è arduo: dare alla Chiesa universale una guida che, quando parla, si fa sentire da 1,4 miliardi di anime ma le cui parole hanno ricadute su tutto il mondo, anche e soprattutto su quelli che cattolici non sono perché magari atei, agnostici o di altro culto.
La Chiesa continua ad avere un ruolo morale e politico
Ma è un fatto: la Chiesa ha un peso. Peso politico certamente ma, soprattutto, morale: non è un caso se al funerale di Jorge Mario Bergoglio Donald Trump e Volodymyr Zelensky, seppur non cattolici ma comunque cristiani, hanno trovato tempo per discutere della guerra in Ucraina e di una potenziale pace in San Pietro, nella Basilica cardine della Cristianità. È un fatto: così come un fatto è che la Chiesa adesso deve poter riprendere peso specifico per mediare nei due grandi conflitti in atto, ossia Ucraina e Terrasanta; capite bene che la scelta, dunque, è da schiantare e fa tremare i polsi solo a pensarci. E proprio per questo è stato più consigliabile spostare l’inizio delle votazioni il più tardi possibile per entrare in Conclave con le idee sufficientemente chiare anziché arrivare rapidamente alla Sistina e agire, magari, sotto l’impulso della fretta.
O della folla che vorrebbe questo o quello purché sostanzialmente un altro Bergoglio: ma il Papa non è frutto dell’emozione del momento, è – la sua elezione, intendiamo – figlia di un misterioso interrogare e interrogarsi davanti a Dio, alle proprie coscienze e sotto il blu sbigottito del michelangiolesco Giudizio Universale. Vedete un po’ voi se dirsi due parole in un cattivo inglese per qualche giorno possa essere la giusta soluzione ad una scelta che si annuncia vitale per il futuro della Chiesa cattolica. Ma non dimenticate che, cominciata l’elezione papale, possa esserci un altro rischio: che ci si sfaldi di voto in voto, arrivando – nel bene o nel male – alla soluzione più auspicabile, ossia un Papa di mediazione tra le anime della Chiesa, nel peggiore e più lacerante dei modi.