Cronache

Coronavirus, i morti al Nord sono molti di più. I casi di Brescia e Milano

Il Sistema di sorveglianza della mortalità in Italia svela numeri triplicati rispetto al normale

Coronavirus, i morti al Nord sono molti di più. I casi di Brescia e Milano
 

L'emergenza Coronavirus è ancora forte in Italia, nonostante il leggero calo dei contagiati fatto registrare negli ultimi giorni. Gli ospedali al Nord sono ancora pieni e le terapie intensive vicine al collasso. Ma uno studio del Sistema di sorveglianza della mortalità del ministero della Salute, gestito dal Dipartimento di epidemiologia del Lazio - si legge su Repubblica - che da anni controlla la mortalità in 33 città campione, capoluoghi di provincia o con più di 250mila abitanti, per capire l’impatto dell’influenza, svela che i numeri dei decessi sono altri rispetto a quelli forniti, soprattutto in città del Nord molto colpite. Brescia è il caso più eclatante e del resto è stata una delle città più colpite dal virus. In 22 giorni ha visto l’88% in più delle morti attese: i decessi avrebbero dovuto essere 112, sono stati 210. A Milano l’incremento è stato più basso, del 36%, ma l’epidemia dal 19 marzo ad oggi ha continuato a viaggiare. In quel periodo la città ha contato 289 morti in più, 1.102 contro gli 813 attesi.

Restando sulle variazioni percentuali più alte. "L’eccesso di mortalità è calcolato come differenza tra la mortalità osservata e quella attesa, utilizzando come dato di riferimento la serie storica dei 5 anni precedenti", spiega Marina Davoli, che dirige il Dipartimento. Per il momento lo studio valuta i decessi fino al 18-20 marzo, una decina di giorni fa. Bolzano è al 34%, Torino al 16% (105 morti in più). Anche a Genova i decessi sono stati molti più di quelli attesi (il 38%), 634 invece di 459. Bologna invece non ha visto alzarsi il dato particolarmente (+11%) mentre Roma, dove l’epidemia al momento non è drammatica, è rimasta stabile. Stesso discorso per le due città venete monitorate, Venezia e Verona (+7 e +12%). La differenza - prosegue Repubblica - comunque è netta se si confrontano Nord e Sud. Poi c’è l’aspetto degli anziani. «Al Nord — dice sempre Davoli — da inizio marzo c’è stato un forte incremento della mortalità nella classe di età 75-84 e sopra gli 85 anni. A partire dalla seconda settimana di marzo, l’aumento supera il valore della mortalità totale attesa, mortalità che nei mesi precedenti è stata più bassa del previsto, probabilmente sia per un minore impatto dell’influenza che per una minore esposizione alle basse temperature".