Cronache

Coronavirus, i preti: "Senza le offerte dei fedeli non possiamo andare avanti"

Il vicepresidente della Cei: "La vita dell'anima conta più del corpo. La messa in chiesa non vale meno di una libreria"

Coronavirus, i preti: "Senza le offerte dei fedeli non possiamo andare avanti"

L'emergenza Coronavirus continua in Italia e tra i vari problemi c'è anche quello legato alle messe in chiesa, vietate dal governo. Il vicepresidente della Cei Monsignor Nino Raspanti protesta. Per le messe - spiega Raspanti - prima si parlava dell’11 maggio, adesso di fine maggio. Stanno circolando tanti rumors dovuti ovviamente all’assoluta incertezza. Fare delle previsioni sulle date secondo me crea eccessive aspettative, illusioni, rinfocola polemiche. I fedeli fanno i paragoni con quelle attività a cui è stato permesso di aprire. Va bene la cultura, vanno bene le librerie, i musei ma c’è la religione e c’è bisogno di maggiore attenzione. Capisco che bisogna salvaguardare la salute ma c’è una vita, per noi che crediamo, che è la vita dell’anima, la vita eterna, che vale più del corpo".

"Ma fare previsioni - prosegue Monsignor Raspanti - è complicato, ci si ritroverebbe di nuovo a fare i conti con chi vuole tirare per la tonaca noi o per la giacca il governo, si innescano strumentalizzazioni. Tanti preti però stanno lanciando l’allarme, lo vedo io stesso nella mia diocesi, anche la Conferenza Episcopale Italiana ne ha preso atto. Anche questa è un’attività come le altre: ci sono suppellettili da comprare, ci sono gli oratori da curare, le aule del catechismo, ci sono tante attività da portare avanti. E poiché i nostri introiti vengono dalle offerte dei fedeli, non potendo questi partecipare alla messa o ad altre attività, si pone anche per noi un problema di sopravvivenza, di risparmi, di sacrifici".