Cronache

Dal Morandi al Mottarone: le infrastrutture italiane vanno rifatte con urgenza

Di Lorenzo Zacchetti

Il Recovery Plan va usato anche per risolvere uno degli handicap più gravi del nostro Paese, che fatica a competere con gli altri grandi Stati europei

Le immagini raccapriccianti della funivia precipitata nel bosco, il dolore per le tante vite spezzate, l’angoscia per i bambini che ancora sono appesi a una speranza di vita.

La tragedia del Mottarone appesantisce il cuore degli italiani, riportandoli alle stesse scene di sgomento che avevano caratterizzato il crollo del ponte Morandi. Una tragedia, quella ligure, che certamente non potremo archiviare nel passato fino a quando non vi sarà una pronuncia giudiziaria definitiva. E, con i tempi a cui in Italia siamo ormai tristemente abituati, ci vorrà davvero molto tempo.

A maggior ragione le cause del tracollo della funivia richiederanno una lunga indagine, che affaritaliani.it seguirà, così come in queste ore concitate sta documentando i primi accertamenti. La necessaria prudenza e il rispetto dovuto alle tante famiglie spezzate da questa tragedia impongono di sospendere il giudizio, ma intanto c’è un aspetto che già si puà mettere in luce, essendo trasversale a questi due casi di cronaca, ma non solo.

Le infrastrutture italiane, nella maggior parte dei casi, risalgono agli anni Sessanta, decisamente più floridi sul piano economico di quelli che stiamo vivendo. Questo handicap, insieme all’instabilità politica e all’incertezza del diritto, rappresenta una pesante zavorra che impedisce al Paese di competere ad armi pari con altri grandi Stati europei.

Il dissesto idrogeologico, che tante altre disgrazie ha causato anche nel recente passato, è un ulteriore tassello di questo puzzle, che, alla vigilia dell’arrivo dei fondi del Recovery Plan, richiede una soluzione definitiva.

Pur con tutta l’attenzione possibile per la tutela dell’ambiente, che dovrebbe essere in cima a qualunque agenda politica, un credibile piano di investimenti sull’ammodernamento delle infrastrutture sarebbe vitale per il rilancio dell’Italia e, “dettaglio” non da poco, ridarebbe ossigeno a un settore importante come quello delle costruzioni, che già prima del Covid-19 era stato messo in ginocchio dalla crisi originata dai mutui subprime.

Alla politica che oggi fa a gara per digitare il post più strappalacrime sulla tragedia del Mottarone va ricordata una cosa semplice: o si rifanno davvero tutte le infrastrutture italiane o si muore. Di crolli o di inedia.