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Cronache
Denatalità, Filandri: "Serve intervenire sulle condizioni di lavoro femminile"

Quali sono queste “dimensioni” del fenomeno per cui le donne, e le famiglie, decidono più o meno involontariamente di fare meno figli?

La presidente del Consiglio ha messo in relazione il bisogno di intervenire sull’occupazione femminile con il tema della natalità. Prima di tutto, quindi, è utile interrogarsi sui motivi per cui l’occupazione femminile è bassa, e se questa è legata all’idea di fare figli. La base comune che porta a una bassa fertilità e a una bassa occupazione sono le condizioni del mercato del lavoro in Italia.

Parliamo, quindi, del “gender pay gap” e della necessità per le donne di guadagnare di più?

Sicuramente i soldi sono un elemento dirimente, perché i figli costano: i dati ci dicono che la probabilità di cadere in povertà cresce di molto alla nascita di un figlio, questo ha dei costi ma non porta reddito. Sempre i dati ci dicono che a 5 anni dalla laurea le donne sono pagate il 20% in meno, a parità di titolo di studio e di competenze, degli uomini. Questo è interessante anche e soprattutto perché le donne studiano più a lungo e hanno una carriera più brillante.

Una discriminazione a livello salariale potrebbe sussistere laddove si provasse che le donne sono meno produttive degli uomini, ma come può un’azienda, a un anno dalla laurea, dire che una donna è meno produttiva di un uomo? La verità è che nel mondo del lavoro vengono preferiti ancora gli uomini perché le donne vengono viste come ostacolate dalla necessità di bilanciare lavoro e famiglia: per dirne una, le scelte riproduttive portano a un congedo di maternità obbligatoria, che per le aziende rappresenta un costo.

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