Cronache

Don Lorenzo Milani cattivo maestro: così ha fallito la scuola italiana

Di Giuseppe Vatinno

Niente competizioni, libri classici e nozioni semplificate: la sua scuola doveva essere “democratica” e cioè ostile ai “figli dei ricchi”

Il suo motto, anche questo radical – chicchissimo, ripreso da Veltroni ed Obama era “I Care”, “Io me ne occupo” contrapposto al fascistissimo “Me ne frego”, che tanto lo aveva turbato nella sua adolescenza privilegiata. E poi tragicomico il finale di “Una lettera ad una professoressa”: «Bisognerebbe intendersi su cosa sia lingua corretta. Le lingue le creano i poveri (...) I ricchi le cristallizzano per poter sfottere chi non parla come loro (...). Tutti i cittadini sono eguali senza distinzione di lingua, l'ha detto la Costituzione. Ma voi avete più in onore la grammatica che la Costituzione”. E poi ancora: «A pedagogia vi chiederemo solo di Gianni. A italiano di raccontarci come avete fatto a scrivere questa bella lettera. A latino qualche parola antica che dice il vostro nonno. A geografia la vita dei contadini inglesi. A storia i motivi per cui i montanari scendono al piano. A scienze ci parlerete di sarmenti e ci direte il nome dell'albero che fa le ciliegie», cioè banalmente “il ciliegio”, aggiungiamo perfidamente noi.