Cronache

“Edoardo. L’intruso tra gli Agnelli”: l'anima dell'Avvocato nell'erede suicida

di Eleonora Perego

Affari dialoga con Marco Bernardini, giornalista e autore del ritratto esclusivo del primogenito di Gianni

Vuol dire che non ci sono mai stati episodi di affetto nei confronti del suo primogenito?

La prima e unica volta che Gianni si rivolge al figlio regalandogli parole di tenerezza è quando dice “Povero figlio mio” dopo aver saputo della sua morte. E quando, rivolto al fratello Umberto, aggiunge: “Non avrei mai immaginato potesse avere tanto coraggio”.

Perché coraggio? Si riferiva al gesto estremo di Edoardo?

È una domanda pesante, ma un gesto del genere è la summa di tantissime cose che si trovano a coagulare insieme nello stesso istante. E in quell’istante non manca più nulla. Il suo è sicuramente un gesto da protagonista, un urlo finale di protesta e di disperazione a invocare un mancato amore, per manifestare la sua esistenza. E gli si può rimproverare qualcosa in ciò?  Non è l’unico comunque ad aver manifestato insofferenza verso questa indifferenza e insensibilità dell’Avvocato. Anche Margherita.

La sorella, Margherita, ma soprattutto la madre, Marella Caracciolo, che ruolo hanno avuto nella vita di Edoardo?

Partiamo col dire che tutte le donne, in casa Agnelli, erano sempre un passo indietro agli uomini. Tutte, ad eccezione di Susanna, l’alter ego con gli attributi che l’Avvocato ascoltava. Tornando alla mamma di Edoardo, che dire? Non c’era mai, non ebbe mai un gesto amorevole nei confronti dei figli, pensava ai suoi – peraltro bellissimi – giardini. Nulla più. Edoardo e Margherita crebbero insieme alle tate. C’è un episodio simbolo: quando Edoardo era ragazzino, la tata gli disse che il padre sarebbe andato a prenderlo per vedere insieme la partita di calcio. Allora lui indossò la maglia della Juve e aspettò… Ma il giorno dopo si svegliò, ancora con indosso la maglia della Juve, senza che nessuno fosse arrivato.

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