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Cronache
Mafia, trema l'Emilia: troppa omertà sulla 'ndrangheta. Nuova indagine interna

“Apprendere da siffatta autorevole fonte”, scrivono ancora i legali, “che le indagini più delicate che sono state condotte nel nostro territorio in tema di infiltrazioni mafiose risulterebbero viziate da mancate verifiche delle segnalazioni degli organi investigativi rispetto a soggetti appartenenti alle istituzioni e ad una parte del mondo politico, non può che provocare una reazione di cauto disappunto. Quanto si legge in questi giorni induce ad una seria riflessione sulle cause di una simile violazione dei principi di imparzialità, autonomia e indipendenza della magistratura, che debbono essere il fondamento della società civile”.

Cosa c’è nella relazione di Pennisi? Basta leggere il pregresso per capirlo. ‘Ndrangheta, mafia e camorra sono presenti e radicate in Emilia almeno dagli anni ‘80, se non da prima. Peccato che nessuno le abbia viste, se non di recente. Negli anni ogni intreccio con la politica che davvero “comandava” il territorio è stato cassato e opacizzato.

Il processo Aemilia non è nient’altro che una rivisitazione, con le intercettazioni del clan di ‘ndrangheta vincente, Grande Aracri, di altre inchieste passate nel silenzio come Grande Drago, Edilpiovra, Scacco Matto, Pandora. Fu sempre Pennisi, quando era sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia (Dna) a spiegare come istituzioni e politica locale “non comprendono il pericolo esistente in una zona infiltrata dal crimine organizzato ben al di là di quanto possa immaginarsi. Infiltrazione che ha riguardato, più che il territorio in quanto tale con una occupazione ‘militare’, i cittadini e le loro menti; con un condizionamento, quindi, ancor più grave”.

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