Attacco terroristico a Giacarta. Esplosioni nel centro città. Morti
Ore di terrore nel cuore di Giacarta. La zona del trafficato centro commerciale, Thamrin Street, vicino al palazzo presidenziale e agli uffici delle Nazioni Unite, e' stata per cinque ore teatro di un attacco terroristico, dai tratti coordinato. Almeno sette i morti, tra cui cinque terroristi, almeno due dei quali erano kamikaze. Tra due civili morti, uno sarebbe un cittadino canadese, l'altro un indonesiano. Gravemente ferito un olandese funzionario delle Nazioni Unite. L'attacco e' stato rivendicato da un gruppo legato all'Isis, che ha detto di avere come obiettivi cittadini stranieri e postazioni della polizia.
Un'agenzia di notizie, vicina al gruppo terrorista, ha riferito che "miliziani dell'Is (sic, Stato Islamico) ha portato a termine un attacco contro cittadini stranieri e forze di sicurezza incaricate di proteggerli nella capitale indonesiana". "Volevano colpire come a Parigi" ha confermato un portavoce della polizia. Gli attacchi, cominciati intorno alle 10:30, sono finiti intorno alle 15:20 ora locale, quando la polizia ha annunciato di aver riconquistato "il pieno controllo" della citta'. Il presidente indonesiano, Joko Widodo, ha esortato a "non cedere alla paura": "Non saremo sconfitti". I dettagli sono ancora confusi ma varie esplosioni e scambi a fuoco hanno seminato per ore il terrore. Le prime esplosioni sono avvenute vicino a una postazione di polizia e al centro commerciale Sarinah, in un quartiere centralissimo, non lontano dagli uffici delle Nazioni Unite, che ospita anche varie ambasciate e le sedi di grandi aziende. Un'esplosione e' avvenuta all'esterno del palazzo delle Nazioni Unite. Nel mirino anche un caffe' Starbucks, il gigante americano che nel frattempo ha chiuso "fino a nuovo ordine" tutte le strutture nella capitale indonesiana.
L'Isis aveva diffuso una criptica minaccia di attentati in Indonesia, avvertendo che avrebbe messo il Paese sotto i riflettori della stampa internazionale. L'attentato conferma il timore del governi asiatici che i 'foreign fighters' che combattono a fianco dell'Isis in Siria quando tornano nei loro Paesi seminano attentati. Il piu' popoloso Paese musulmano del mondo, l'Indonesia, fino a pochi mesi fa era considerato immune al contagio dell'Isis, quel Daesh che ha infettato il Grande Medio Oriente, dall'Afghanistan fino allo Yemen e al Bangladesh. Si stima che il Califfato abbia un migliaio di seguaci nell'arcipelago, di cui fra i 100 e i 300 rientrati dalla Siria, compresi donne e bambini, su oltre 500-600 "foreign fighters" indonesiani. La grande democrazia musulmana era stata per anni un esempio di coesistenza pacifica tra religioni, ma tra il 2002 e il 2009 ha subito una serie di attentati di stampo islamista. Il piu' grave fu a Bali, nel 2002: morirono 202 persone, in gran parte turisti australiani. Ora la tregua sembra definitivamente esaurita.