Cronache

Eutanasia, diritto o mostruosità? Il dibattito etico che manca in Italia

di Antonio Amorosi

Esiste un "diritto alla morte”? Due posizioni a confronto, dopo che il Canada apre alla possibilità che poveri, depressi, disabili scelgano l’eutanasia

Gianfranco Amato di Giuristi per la vita dice ad affaritaliani.it: "Mi chiedo: se si abbatte la diga e la morte diventa un atto terapeutico medico, tradendo per il dottore il giuramento di Ippocrate, chi pone più il limite? É a discrezione del medico. La deriva canadese l'abbiamo vista in Belgio e in Olanda se si abbatte la barriera. Sa in Olanda quanto è la media di persone soppresse per eutanasia?".

No. Ce lo dica lei.

"Sono 20 persone al giorno, sono arrivati a 7.000 l'anno. Iniziarono nel 2003 con 200 casi pietosi. La stragrande maggioranza non è in grado di esprimersi ma è il medico che decide".

Chi decide di morire può farlo in ogni momento, esiste anche la pratica dell'eutanasia illegale. Non sarebbe il caso di parlarne per valutare il da farsi? Oppure la diga di cui parla è equivalente alla situazione di quelle persone che subiscono l'esperienza di un familiare suicida e, in un momento di fragilità estrema, possono imitare tale gesto? La psiche è un luogo molto complesso.

"Ecco perché diventa pericoloso aprire quella porta. E dopo i minori, i disabili, i depressi come in Belgio, dove possiamo arrivare? Nel 2016 è stata fatta una proposta di legge per l'eutanasia per vita compiuta. Significa che una persona che arrivata a una certa età, quando decide che la sua vita è finita, e non vuol più continuare, può rivolgersi allo Stato per farsi eliminare. Come si può controbattere ad una cosa del genere? Si rischia per paradosso che se la mentalità dominante diventa questa tutto è possibile. Anche che lo Stato incentivi, è un paradosso, che a un certo punto si possa morire per mantenere un'umanità giovane".

Lo abbiamo visto col Covid il livello di pervasività e di manipolazione anche dello Stato. Ma il problema esiste.

"Esiste, sì. Mi ha colpito molto la storia di una ragazza olandese che da piccola ha subito un abuso sessuale e che soffriva da anni di depressione. Lei annuncia sui social che si vuole lasciare morire e l'unica risposta che riesce a dare lo Stato olandese è mandare una commissione medica a casa sua per accompagnarla alla morte. Nei suoi scritti la ragazza diceva 'potessi incontrare qualcosa di speciale che mi facesse tornare la voglia di vivere'. Di fronte a un grido di dolore questa è l’unica riposta che riesce a dare uno Stato? Questa è una società barbara! O ricordo il caso di due gemelli poveri, indigenti, soli, non avevano amici o parenti, diagnosticano loro una malattia agli occhi e sanno che diventeranno ciechi, loro vanno in depressione, chiedono l'eutanasia e lo Stato li ‘sopprime’. Se non è barbarie questa".

Ma il caso Welby che tanto ha colpito l’Italia mi sembra diverso: cosa si fa per evitare una sofferenza troppo grande?

"Non è un problema di sofferenza, ma di cure palliative. Il problema della sofferenza, grazie a Dio non esiste più".

Quindi sarebbe un problema psicologico?

"Sì, bisogna aiutare una persona fino all'ultimo, non la si fa soffrire usando le cure palliative, sennò finiamo come in Olanda. Per 200 casi pietosi come quello di Welby si arriva oggi a 7.000 morti. Se la morte diventa un atto terapeutico e rientra nella discrezione del medico, lui la applicherà quando crede. Mi chiedo che fine abbiano fatto 2.000 anni di cristianesimo in questa civiltà occidentale. Visto che oggi anche al bar ragionano come gli stoici pagani e dicono ‘se sto male mi tolgo la vita’. Come Seneca: ‘perché devo aspettare la crudeltà di una malattia se posso andarmene prima?’ Questo discorso io oggi lo sento al bar. Bella libertà. Vista la situazione, la Chiesa e i cristiani si dovrebbero interrogare: perché la gente ragiona come gli stoici? La Chiesa e i cristiani sono evaporati dalla realtà?".