Cronache

Taranto, in manette avvocato Amara: "Pressioni a Csm per incarico a Capistro"

Obbligo di dimora per l'ex procuratore di Trani e Taranto, Carlo Maria Capristo, "favori su procedimenti giudiziari per l’ex Ilva"

ArcelorMittal era subentrata da novembre 2018 ai commissari di Ilva divenendo gestore degli impianti. Finito il vertice, nessuno dei partecipanti rilasció dichiarazioni ai giornalisti. Parlò solo Capristo e disse: “Ci saranno incontri periodici in Procura. Ognuno rappresenterà i lavori che vengono eseguiti e programmati sotto la supervisione del nostro uffici”. “Lo Stato c'è - disse ancora il procuratore - e oggi era presente in tutte le sue componenti di verifica e di validazione di dati certi. Le risposte immediate ci sono perché i programmi in corso d'opera saranno verificati anche da noi”.   

Ma prim’ancora, a settembre 2016, Capristo dissequestró dopo breve tempo il nastro trasportatore dell’altoforno 4 del siderurgico di Taranto dove c’era stato un incidente mortale sul lavoro. Aveva perso la vita Giacomo Campo, un operaio 25enne dipendente dell’impresa appaltatrice Steel Service, rimasto incastrato nel nastro trasportatore mentre rimuoveva il minerale dallo stesso nastro. Il procuratore Capristo, annunciando il dissequestro del nastro e della relativa area, affermò che l’operazione si rendeva necessaria anche per motivi di sicurezza non potendo un impianto particolare e complesso tecnicamente quale è un altoforno, stare fermo per molto tempo.   

Emerse inoltre che il nastro trasportatore in questione presentava un ampio squarcio, di circa 200 metri, tant’è che l’azienda dovette sostituirlo mentre il nastro tagliato rimase sotto sequestro, a disposizione della Magistratura e dei periti per analizzare le motivazioni che avevano determinato la rottura. A proposito dell’ampiezza dello squarcio, il procuratore Capristo, allora, pur non parlando esplicitamente di sabotaggio, disse tuttavia che c’erano segnali, al vaglio dell’autorità giudiziaria, che facevano ipotizzare la presenza di azioni interne ed esterne alla fabbrica contrarie al progetto di risanamento ambientale.