Cronache

Fase 2, filiera del vino: settore in ginocchio, riavviare il canale HoReCa

Eduardo Cagnazzi

Le piccole e medie imprese sono già alle prese su come sopravvivere dopo il lockdow. In calo le vendite all'estero si punta sull'e-commerce e sulla Gdo.

“La notizia della riapertura delle attività ristorative al 1° giugno è un altro duro colpo per il nostro settore. Oggi più che mai il canale Ho.Re.Ca è di vitale importanza per le aziende vitivinicole, che hanno già perso irreversibilmente almeno il 30% delle vendite con danni permanenti. Per questo occorre farlo ripartire il prima possibile, pur nel pieno rispetto di tutte le misure di sicurezza e di distanziamento. Altrimenti per molte imprese del canale HoReCa e cantine italiane non ci sarà alcuna fase due”. E’ questo l’appello unanime rivolto al governo da parte della filiera vino -che riunisce le principali organizzazioni del settore Confagricoltura, Cia, Copagri, Unione italiana vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi- a pochi giorni dall’adozione delle misure contenute del nuovo Dpcm che dà il via libera alla cosiddetta fase due dell’emergenza Coronavirus.

Disposizioni sull’allentamento del lockdown che però non contemplano una rapida ripresa delle attività di bar, enoteche e ristoranti con conseguenze disastrose non solo per gli operatori del settore, ma anche per le migliaia di piccole e medie imprese del comparto vitivinicolo nazionale già alle prese con un export quasi completamente bloccato e costrette a ricorrere alle vendite online come unica, ove possibile, via per la sopravvivenza.

Nell’esprimere piena solidarietà e sostegno agli operatori dell’Ho.Re.Ca e alle loro famiglie duramente colpite dal lockdown, la filiera auspica dunque che il governo, pur nel rispetto delle indicazioni espresse dal Comitato tecnico scientifico, tenga conto delle urgenti richieste di ripartenza di questo canale e prenda in seria considerazione un ripensamento dell’impianto normativo recentemente proposto per dare una risposta concreta ad uno dei comparti più strategici e decisivi per l’economia e il turismo italiani.

L’allarme e l’appello delle organizzazioni del settore sono condivisi anche dai produttori della Campania. “La chiusura della filiera HoReCa sta causando danni incalcolabili. All’interruzione dei rapporti con i mercati asiatici per effetto della pandemia e al conseguente ridimensionamento di quelli europei ed americani, si è registrata la chiusura del canale della ristorazione. Un’autentica mazzata soprattutto per chi ha puntato sulla qualità del prodotto scegliendo di non vendere alla grande distribuzione”, commenta Andrea Forno, responsabile per il sud-est asiatico delle Strade dei vino e dei prodotti tipici del Vesuvio. “La decisione di prolungare la chiusura delle attività ristorative almeno fino al prossimo 1° giugno rischia di mettere in ginocchio non solo gli imprenditori del settore, ma anche le cantine legate alle attività di ristoranti, enoteche e locali tipici che tanto caratterizzano il commercio, il turismo e la vita sociale del Paese, con un calo di vendite tra il 30 e il 50%. E le prospettive non sono delle migliori, visto che tra tre-quattro mesi si andrà incontro alla nuova vendemmia”, sottolinea Forno.