Cronache
Feltri critica Camilleri? Vivaddio, non c'è il pensiero unico di sinistra
I giornalisti de’sinistra, dura e pura, Paolo Borrometi e Sandro Ruotolo-ex collaboratore, alla Rai, di “Michele, chi ? Sant’oro”- hanno minacciato, come è noto, di autosospendersi dall’Ordine nazionale dei giornalisti, per non restare colleghi di Vittorio Feltri, accusato di “istigazione all’odio” per un recente articolo, vergato dal Direttore di “Libero” su Andrea Camilleri, 94 anni, in rianimazione da lunedì mattina, in seguito ad un arresto cardiaco.
Nel bel Paese, non c’è, fortunatamente, il pensiero unico della sinistra. Il conformismo imperava nell’URSS di Stalin, di cui fu un entusiasta sostenitore il comunista SANDRO Curzi, lottizzato dal PCI come direttore del Tg3, più noto come “tele-Kabul”, nella cui redazione lavorarono i compagni “Sant’oro”, Ruotolo e la figlia di Enrico Berlinguer, marchesa donna Bianca.
E tutti hanno facoltà di incensare il “padre” del commissario Montalbano o di criticarne la vasta produzione letteraria. Come i lettori di “Libero” sanno, un esponente politico, siciliano come don Andrea, l’ex ministro, Ignazio La Russa, ha letto nell’editoriale di Feltri “un esagerato apprezzamento delle qualità di scrittore di Camilleri, forse il giallista più osannato d’Italia, divenuto molto famoso, e ricco, in tarda età”.
Come avrebbe detto Giulio Andreotti, politico di lungo corso e pure ironico saggista, a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.
E, dunque, La Russa, e non solo lui, ritengono che la “ratio” dell’attacco di quelli, che Pansa definirebbe due “cronisti dimezzati” (prima la sinistra, poi i doveri dei giornalisti), sia questa : Camilleri tenta di “mascariare” Salvini. Ma non ha mai messo in discussione il suo pensiero di comunista, non pentito, mai critico sugli orrori di Stalin e sull’obbedienza ossequiosa dei compagni nostrani.
Molti milioni di telespettatori, che seguono le inchieste del commissario Montalbano, e che pagano il canone, pur non votando per il PD di Zingaretti (don Nicola, fratello di Luca), si sono, spesso, chiesti cosa ci azzecchino con le indagini sui delitti i continui messaggi filo-sinistra, vetero-comunisti e, di recente, sugli immigrati, anti-Salvini, presentato come un “infame razzista”. Messaggi, smaccatamente, fuori dal contesto dei racconti su Rai1, che non lasceranno grande traccia nella letteratura italiana.
Anche dietro tale non edificante tentativo di tacitare un giornalista, come Feltri, di lungo corso e di idee fuori dal coro, mai conformiste, si scorge l’ombra di quelli che un siciliano, più acuto e mai allineato con il “politically correct”, Leonardo Sciascia, definì i “professionisti dell’Antimafia”. In Italia, e soprattutto nel Sud, intorno all’Antimafia, vengono fatti piccoli e grandi affari, dai finanziamenti pubblici ai “progetti per la legalità”, alla gestione dei beni confiscati.
Invece di attaccare Feltri e “Libero”, perché Ruotolo e Borrometi non approfondiscono le vere ragioni del successo di Salvini nelle regioni meridionali ? Qualora lo facessero, troverebbero tanti giovani non solo disoccupati, ma disorientati e delusi, dopo la sconfitta dell’Antimafia dei vuoti slogan, annoiati dalle lezioni retoriche. E anche dalle non esaltanti pagine, firmate da un giornalismo più impegnato a frequentare le stanze dei big della politica-progressista, of course- e degli idoli in toga che raccontare, con onestà intellettuale e fuori dai circuiti autoreferenziali, i tanti aspetti, reali, del Mezzogiorno.
Last but not least, in questo Paese, l’ironia e l’umorismo dei Cossiga, degli Andreotti, dei Montanelli, degli Sciascia, degli Afeltra, dei Feltri, dei Flaiano, non abitano più. E ci mancano.
Spazio, eccessivo, sui media e sui social, agli insulti, al livore, al turpiloquio, all’odio e ai tentativi di emarginare le rare penne graffianti e i pochi>> politici, non usi a obbedir, tacendo e ossequiando i potenti.