Cronache
Terrorismo, ecco l'imam che raccoglieva i fondi in Italia
Il ruolo principale nell'organizzazione al centro del blitz della polizia contro una cellula teroristica legata ad al Qaeda in Italia era ricoperto da un dirigente del movimento pietistico "Tabligh Eddawa" ("Societa' della Propaganda"). L'uomo, forte della sua autorita' religiosa di Imam e formatore coranico, operante tra Brescia e Bergamo, stimolava la raccolta di fondi, presso le comunita' pakistano-afghane, radicate nel nostro territorio. E' quanto emerge dalle indagini condotte dalla Polizia di Stato, secondo cui i fondi venivano inviati in Pakistan mediante membri dell'organizzazione che aggiravano i sistemi di controllo sull'esportazione doganale di denaro.
In un caso e' stato riscontrato il trasferimento di 55.268 euro mediante un volo per Islamabad in partenza da Roma Fiumicino, omettendo di farne dichiarazione di possesso alle autorita' doganali. Piu' di frequente pero' era utilizzato il sistema cosiddetto "hawala". Si tratta di un meccanismo di trasferimento valutario e occulto, basato sul legame fiduciario diffuso nelle comunita' islamiche europee.
Tale sistema consente di trasferire una somma di denaro all'estero consegnandola ad un terminale presente nello Stato estero, detto "hawaladar", che fornisce un codice identificativo segreto. I beneficiari della rimessa, tramite tale codice, possono prelevare la somma presso l'"hawaladar" della sede di destinazione.
Le ordinanze di custodia sono a carico di appartenenti ad "un'organizzazione dedita ad attivita' criminali transazionali, che si ispirava ad Al Qaeda e alle altre formazioni di matrice radicale sposando la lotta armata contro l'Occidente e il progetto di insurrezione contro l'attuale governo in Pakistan".
L'organizzazione terroristica aveva a disposizione "armi in abbondanza" e "numerosi fedeli disposti a compiere atti di terrorismo in Pakistan ed Afghanistan, per poi rientrare in Italia".