Cronache

Fisco, De Lise (commercialisti): invio degli accertamenti, rischio paralisi

Eduardo Cagnazzi

Per il presidnte dei giovani professionisti in un momento di crisi politica come adesso non vanno dimenticate le esigenze del territorio. "Evitare la paralisi"

“Il Decreto 3/2021 pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 15 gennaio ha introdotto una nuova previsione “ponte” per ritardare l’invio degli atti di accertamento e la contestazione delle sanzioni. Come se il Covid avesse “congelato” gli uffici dell’Agenzia delle Entrate e la possibilità di inviare tutti gli atti già pronti. Così facendo però, di fatto, si è prorogata addirittura fino al 31 dicembre 2022 la possibilità di ricevere atti dell’amministrazione finanziaria emessi ben due anni prima. Significa che siamo vicini a un nuovo rinvio, oppure a una rottamazione quater? Difficile comprenderlo”. Lo afferma Matteo De Lise, presidente dell’Ungdcec (Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili).

“In questo momento di grave crisi politica, non bisogna dimenticare le esigenze del territorio. I dati ci dicono che, nel momento in cui sarà di nuovo possibile inviare gli atti già pronti, e sono decine di migliaia, si rischierà la paralisi. Per i contribuenti in primis, per i professionisti e, inevitabilmente, per lo Stato con file in Agenzia delle Entrate e ingorghi presso le Commissioni tributarie”.

“Per questo -evidenzia De Lise- auspichiamo che già nelle prossime settimane possano ripartire tutti gli atti bloccati, concedendo una tempistica di risposta e di pagamento differente e più ampia. Al prossimo governo chiederemo di pagare cartelle esattoriali e atti di accertamento, presentare ricorso e istanze di autotutela con un termine aggiuntivo di 180 giorni rispetto ai termini ordinari che decorrono dalla notifica dell’atto. Abbiamo già presentato -annuncia il presidente Ungdcec- emendamenti volti a sbloccare la situazione di stallo in cui ci siamo trovati e che servono a dare più tempo a tutte le parti in causa. Potremmo persino ancorare la scadenza stessa alla revoca dello stato di emergenza. L’unica certezza? Non si leghino le scadenze a codici attività Ateco o al colore delle regioni”.