Cronache

Genova, Signorini interrogato: "Ho lavorato per il porto, non ho corrotto"

Di Redazione Cronache

L'imprenditore interrogato per tre ore. E il gip nega la libertà a Spinelli

Genova, Signorini nuovamente interrogato: "Ho lavorato per il porto, non ho corrotto. Toti premeva per velocizzare la pratica del Terminal Rinfuse"

Nessuna corruzione ma solo "comportamenti inopportuni con un amico" e comunque un "operato fatto solo nell'interesse del porto e degli operatori portuali".

Si è difeso per quasi tre ore Paolo Emilio Signorini, il presidente dell'Autorità portuale di Genova ed ex amministratore delegato di Iren, in carcere dal 7 maggio nell'inchiesta per corruzione che ha terremotato la Regione Liguria e portato ai domiciliari il presidente Giovanni Toti. Intanto, il giudice ha respinto la richiesta di Aldo Spinelli di revoca degli arresti domiciliari. L'anziano terminalista, secondo il gip, potrebbe inquinare le prove e corrompere ancora. In mattinata, poi, è stato risolto anche il "giallo" del verbale di Roberto Spinelli. Giudice, procura e i suoi avvocati Andrea Vernazza e Sandro Vaccaro, hanno riascoltato la registrazione e hanno convenuto che la frase pronunciata è stata "Toti chiedeva finanziamenti leciti" e non, come scritto nel verbale stilato dal software, "illeciti". Signorini, difeso dagli avvocati Enrico e Mario Scopesi, ha respinto tutte le accuse e "col senno di poi ha capito che il suo non era un comportamento adeguato".

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E ancora, riporta il Corriere della Sera: "Toti chiamava per velocizzare la pratica del rinnovo trentennale del Terminal Rinfuse”.