Cronache

Giulia Tramontano uccisa dal fidanzato, errore chiamarlo mostro: ecco perché

Di Elisabetta Aldrovandi *

Ragazza uccisa a Senago (Milano) dal ragazzo: definirlo “mostro” rappresenta una sorta di giustificazione, ossia pone un muro tra noi, e lui

Giulia Tramontano, il caso della ragazza trovata morta a Milano e il compagno killer 

Ciò che in tanti temevano è accaduto. Il corpo di Giulia Tramontano, la ventinovenne incinta al settimo mese scomparsa nella notte tra sabato e domenica scorso, è stato trovato in una intercapedine, dopo la confessione di omicidio da parte del compagno Alessandro Impagnatiello. La coppia, la sera della morte della ragazza, aveva aspramente litigato, poiché Giulia aveva scoperto che lui l’aveva tradita, e che la sua amante era rimasta incinta.

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Decisive sono state le tracce biologiche, tra cui sangue, trovate nella casa abitata dalla coppia e sulla macchina del presunto assassino, il quale avrebbe provato a pulire i residui all’interno dell’appartamento e nella sua auto, ma invano, poiché i RIS hanno facilmente rilevato copiose tracce biologiche ascrivibili alla vittima, che hanno portato a indagare Impagnatiello per omicidio volontario. Evidentemente sotto scacco, il giovane ha confessato il fatto, atroce oltre ogni più macabra immaginazione: l’assassinio della compagna incinta al settimo mese di gravidanza.

Ora è in stato di fermo, con l’imputazione di omicidio aggravato anche dalla premeditazione, interruzione volontaria di gravidanza senza il consenso della vittima, e occultamento di cadavere, anche se, in realtà, uccidere un feto al settimo mese equivale, più scientificamente che giuridicamente, a uccidere un essere umano, poiché a sette mesi un feto è già in grado di sopravvivere.