Giuseppe Valditara: ma quali tagli all'Università?
Valditara, il nuovo Capo Dipartimento dell'Università vittima di attacchi pretestuosi
Il mondo ben pensante del progressismo mondiale dopo la vittoria a sorpresa di Donald Trump ha dichiarato guerra alle fake news.
Narra infatti la vulgata che Trump, avrebbe vinto grazie a mezze verità, o vere e proprie bugie diffuse sapientemente sul web.
Dopo questa premessa veniamo al nostro Paese.
Il ministro Marco Bussetti ha messo in un ruolo chiave, capo Dipartimento università e ricerca del Ministero, Giuseppe Valditara. Professore piuttosto noto nel suo ambiente, autore di un recente libro, "Sovranismo, una speranza per la democrazia", che rappresenta una sorta di manifesto ideologico del movimento, è stato descritto come un arcigno tagliatore di risorse.
Riporto alcuni titoli di giornali: "Relatore della legge Gelmini che tolse 960 milioni di euro al Fondo di finanziamento ordinario degli atenei italiani" o anche “L'uomo dei "tagli Gelmini" a capo dell'Università".
Valditara è diventato dunque nella polemica social dei movimenti della sinistra universitaria come il "cattivo" del film di Sergio Leone, o "(Edward) mani di forbice"., l’”uomo della Gelmini”.
Ma è questa la verità?
Intanto un dato incontrovertibile: qualsiasi giudizio si voglia dare sulla legge Gelmini, nessun taglio è contenuto in quella legge, i tagli li hanno fatti le varie leggi finanziarie che si sono succedute a partire dal 2009 e fino ai governi di centrosinistra: il Fondo passa da 7.628 milioni nel 2010, a 7.333 nel 2011, a 6.951 nel 2013, a 6.909 nel 2015.
Il taglio più rilevante poi lo fece la Finanziaria del governo Monti, il punto più basso del Fondo di finanziamento si raggiunse invece nel 2015.
Ma seguiamo l'iter parlamentare dell'ex senatore di An.
Nel 2002 i principali giornali danno conto di un suo emendamento da 400 milioni di euro l'anno destinato a finanziare università e ricerca tassando le sigarette. Prendiamo per esempio il Corriere della Sera del 18 dicembre 2002: si intuisce uno scontro fra Valditara, che difendeva le ragioni della ricerca, e il ministero dell'Economia, che combatteva contro ogni aumento della pressione fiscale. Alla fine l'emendamento di Valditara venne approvato. Finanziaria successiva, il Messaggero e La Stampa del 15 ottobre 2003, il Tempo del 31 ottobre 2003 e il Corriere del 10 novembre 2003 ricordano l'ennesimo confronto di Valditara con il Governo per fare avere più soldi a università e ricerca, in particolare un emendamento che innalzava fra l'altro le accise sui superalcolici e ancora sui tabacchi per destinare complessivamente 160 milioni di euro l'anno all' Ffo.
Anche questo emendamento alla fine, nonostante molte resistenze, viene approvato, Crui e Cun ringraziano Valditara "che ha presentato un emendamento decisivo". Finanziaria 2005, Valditara propone un aumento di un centesimo su ogni sms scambiato per destinare il cospicuo ricavato alla ricerca e alla università. Apriti cielo: Michele Serra su Repubblica del 25 ottobre 2005 si scatena contro questa proposta. Il Sole 24 ore arriva a paragonare il senatore a Quintino Sella e alla sua tassa sul macinato. Si scordano che il ricavo netto delle compagnie telefoniche era superiore al 90%, il più alto fra tutti i settori merceologici. Questa volta gli interessi toccati dall'emendamento sono comunque troppo forti e la proposta non passa. Finanziaria 2007, ultima del Governo Prodi. Qui Valditara propone un emendamento per innalzare di 350 euro al mese la borsa di studio dei dottorandi di ricerca. Il Governo di centrosinistra si dichiara contrario.
Grazie ai voti di alcuni dissenzienti come Fisichella e Dini, l'emendamento passa e il governo Prodi va sotto per la prima volta. Repubblica del 13 novembre 2007 titola: "Valditara eroe per un giorno".
Il senatore di An è relatore della legge 1 del 2009, che incrementa il recupero del turn over al 50%, non male per "l'uomo dei tagli".
In un articolo pubblicato su l'Occidentale del 2 aprile 2008 Valditara affermava testualmente: "Un punto da cui non si potrà sfuggire è quello di incrementare i finanziamenti alle università". Nello stesso articolo attaccava l'Anvur "orwelliano grande fratello" che si "esprime in forme iperburocratiche e farraginose". E veniamo cosi alla legge Gelmini, la 240 del 2010. Interessante è la relazione al disegno di legge ove si dichiarava esplicitamente: "senza un aumento delle risorse disponibili la riforma non potrà funzionare" e auspicava mezzo miliardo l'anno di stanziamenti aggiuntivi per il Ffo. Come fare a trovare queste risorse? Ancora una volta tassando le sigarette: 10 centesimi al pacchetto. Chi faceva queste affermazioni? Ancora una volta il relatore ad una legge, concepita dal Governo e profondamente cambiata in Parlamento. Sempre nella stessa relazione denunciava il rischio di una precarizzazione del sistema, e per mitigarlo aveva proposto l'introduzione dei cosiddetti ricercatori di fascia B.
Ma una vera e propria chicca è l'odg finale, alla cui approvazione da parte del Governo il relatore subordinava il consenso alla proposta di legge. Cosa diceva questo odg Valditara? Che il governo doveva impegnarsi a trovare risorse per finanziare la riforma.
Una nota ufficiale dell'allora presidente Giorgio Napolitano, ricordata per esempio da Repubblica del 30 dicembre 2010, giudicava "importante" questo odg. E il Corriere del 31 dicembre 2010 citava la raccomandazione del presidente Napolitano "di accogliere sul piano dei contenuti e delle risorse l'ordine del giorno del senatore Valditara".
E infine nella finanziaria 2012 un emendamento di Valditara eliminò il “galleggiamento”, quella norma che consentiva a chi, professore universitario, avesse ricoperto ruoli istituzionali di trascinare il maggiore stipendio quando fosse tornato a insegnare. Insomma, per esempio, un professore che fosse stato giudice costituzionale, prima dell'emendamento percepiva fino al pensionamento oltre 350 mila euro a spese della propria università. I
ll Sole 24 Ore del 27 luglio 2012 diede conto di questa battaglia contro i "poteri forti".
Alla luce di questi dati, la polemica sull’ “uomo dei tagli” di questi giorni pare dunque pretestuosa e non corrispondente alla realtà dei fatti.
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