Cronache
Il cyberbullismo è senza genere, il 49.7% di attacchi digitali da ragazze
Tra i giovani predomina l'opinione che identità reale e identità virtuale siano a sé stanti
Secondo i risultati dell'indagine, l'opinione predominante dei ragazzi è che identità reale e identità virtuale siano due cose diverse, così come la realtà e la realtà virtuale. Questo sdoppiamento della personalità, in cui le conseguenze delle proprie azioni vengono attribuite esclusivamente al profilo utente creato on-line, giustifica, in un certo senso, i comportamenti riconducibili al Cyberbullismo.
Cyberbullismo, l'identità virtuale
L'identità virtuale è il sistema complesso di immagini, video e informazioni scritte che l'internauta ha pubblicato in un social network per rappresentarsi come individuo digitale unico e inconfondibile; i post, le foto e i video che si condividono sono, pertanto, l'Identità Virtuale e dicono qualcosa sulla personalità, sul carattere, sui valori e sul modo di pensare dell'internauta.
La realtà virtuale, inoltre, insieme agli oggetti, alle persone, agli animali, alle piante, alle cose, alle emozioni e ai desideri, è un elemento della "classe realtà". La difficoltà dei ragazzi di concettualizzare la realtà virtuale si manifesta nonostante l'89,1% (3.196) degli studenti ritenga che il Cyberbullismo sia un reato, l'80,3% (2.879) abbia affrontato a scuola il problema delle vessazioni digitali e che quasi il 50% delle vittime di prevaricazioni digitali riferisca di avere vissuto emozioni molto negative.
Insomma, la concretezza del fenomeno, rappresentata dalle sue ripercussioni esterne (disciplinari e giudiziarie) e interne (gli stati emotivi negativi), non ha comunque aiutato a comprendere che il termine realtà virtuale non è un ossimoro, né soprattutto sinonimo di realtà finta o artificiale.
Va detto inoltre che neanche l'esperienza della DAD a scuola (il docente che parla tramite uno schermo è virtuale e quindi reale) o i casi riferiti dalla stampa di persone processate per reati commessi nel virtuale (dalla diffamazione, alle minacce sino ad arrivare alla diffusione non autorizzata di contenuti intimi/sessuali), hanno permesso a docenti, genitori e studenti di comprendere che il virtuale non è una classe alternativa alla classe realtà, ma un suo elemento. Di conseguenza, ritenendo il virtuale uno spazio finto, irreale, artificiale, molti giovani possono più facilmente manifestare condotte cyberbullistiche.
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