Cronache

Coronavirus, il grande farmacologo Bruno Silvestrini, inventore di diversi medicinali usati a livello internazionale: "Contro il Covid usiamo il quarto farmaco, la naturale vaccinazione selvaggia”

Di Gabriella Sassone

Un “quarto farmaco”  per combattere il diabolico Coronavirus. Si tratta degli anticorpi naturali del nostro sistema immunitario, un’efficace arma naturale, che se impiegata in medicina andrebbe a completare la terapia vaccinale che previene ma non cura. Lo dice Bruno Silvestrini, il noto farmacologo da sempre a caccia di nuove medicine per l’uomo, autore di libri e di ben 482 pubblicazioni scientifiche, uno dei leader della storica “Fondazione Noopolis” di Villa Nazareth, già membro di numerose Commissioni, quali il Comitato Nazionale per la Bioetica, la Commissione per la Farmacopea Ufficiale, Comitati Etici locali, la Commissione Ministeriale Antidoping e altre Commissioni Pubbliche. Nel suo infinito curriculum si legge che è stato anche Presidente della Farmacap (Farmacie Comunali di Roma), componente della Commissione di Bioetica del CNR, e consulente del “Pontificium Consilium de Apostolatu pro Valetudinis Administris”. La sua attività scientifica ha riguardato principalmente l’infiammazione, la depressione, i tumori, la fertilità maschile e la biologia molecolare; in questi campi ha scoperto e brevettato diversi farmaci, usati a livello internazionale.

Allora professore, anche lei in campo per combattere il Coronavirus? Che ci dice di nuovo?
“La guerra contro il Coronavirus si combatte su due fronti, rappresentati l’uno dalle misure restrittive che abbiamo rispettato finora per limitarne la propagazione, l’altro dalla “vaccinazione selvaggia”, attuata spontaneamente dal sistema immunitario. Sono entrambi importanti, addirittura determinanti per sconfiggere l’epidemia in corso, eppure il secondo fronte nel nostro Paese sembra sottovalutato e trascurato. Il termine vaccinazione selvaggia indica l’immunizzazione della popolazione promossa non da una campagna vaccinale, ma dalla reazione spontanea del nostro sistema immunitario”.

Ci spieghi meglio questa “vaccinazione selvaggia” senza vaccino.
“Questo processo si manifesta con la comparsa nel sangue, nei pazienti venuti a contatto col virus, di anticorpi che lo neutralizzano. Questi anticorpi sono stati ritrovati non solo nei pazienti guariti, ma anche in portatori sani, presumibilmente usciti indenni dal contagio. Questo fenomeno si sta talmente estendendo, che in Gran Bretagna è stata ventilata l’idea di favorirlo, alleggerendo le misure di contenimento dell’epidemia. Come rileva giustamente Alberto Mantovani, questa strategia è improponibile per l’ulteriore mortalità e morbilità che essa inizialmente comporterebbe. Dato che è comunque in corso, sarebbe opportuno sfruttarla per i benefici che comporta. Così sta facendo la Germania, dove è in atto un censimento dei pazienti “vaccinati” naturalmente, con l’idea di adibirli alle attività produttive altrimenti bloccate”.

bruno silvestrini 1Bruno Silvestrini
 

Ma il virus non potrebbe riattivarsi?
“Si può obiettare che gli anticorpi neutralizzanti presenti in circolo non garantiscono né la protezione totale contro la malattia, né l’assenza del virus, che potrebbe riattivarsi e contagiare altre persone. Ne è un tipico esempio l’Herpes simplex, che nei portatori si annida silenziosamente negli anfratti del nostro organismo, pronto a riemergere in occasione di momentanee cadute delle difese immunitarie. Con lo stesso Coronavirus esistono segnalazioni di riaccensione della malattia. Giusto, ma rimane il fatto che i suddetti rischi della vaccinazione naturale sono relativamente modesti, comunque non superiori a quelli della vaccinazione indotta da virus uccisi o attenuati. D’altronde, la perfezione non appartiene alla medicina, né alle altre faccende della vita quotidiana”.

Si intravede in Italia qualche progetto in questo senso?
“In Italia saremmo perfettamente in grado sia di determinare la presenza nel sangue degli anticorpi contro il Coronavirus, sia di censire la popolazione immunizzata. Sì, esiste addirittura un progetto, messo a punto dalla rete privata Artemisia, di screening degli anticorpi anti-Covid-19. Allora perché, in attesa del vaccino regolare che tarda, non avvalersi della “vaccinazione selvaggia”? Purtroppo, la produzione su larga scala di un test diagnostico richiede capacità di manifattura, che in Italia stiamo perdendo. Tanto più varrebbe la pena di riattivarle, sfruttando i finanziamenti disponibili per fronteggiare l’attuale emergenza sanitaria. Perché lasciarci ancora una volta sopravanzare dai cugini teutonici? Vittorio Ghidella, un imprenditore fiero del proprio Paese che molti ricordano con rimpianto, anni fa lanciò un modello di autovettura con questo slogan provocatorio: la fantasia ai Tedeschi, la tecnologia agli Italiani. Che, quando si svegliano, ci sanno fare”.

Professore dopo il lockdown ci avviamo verso la famosa fase 2, prevista dal 4maggio, sembra quindi che la virulenza del Covid-19 stia diminuendo…
“Esatto, lo dimostra l’abbattimento percentuale del numero di malati gravi e deceduti rispetto ai pazienti contagiati. Questo fenomeno è ragionevolmente attribuibile alla capacità, insita nel nostro sistema immunitario, di riconoscere questo virus e di combatterlo con gli anticorpi. Quindi, ringraziando il Cielo, abbiamo finalmente in vista un’efficace arma naturale contro il Coronavirus, come ho già detto: gli anticorpi presenti nel sangue di pazienti asintomatici guariti. Sotto forma di plasma raccolto da pazienti asintomatici guariti, questi anticorpi stanno già avendo un impiego terapeutico sperimentale in Cina e in centri italiani, come il San Matteo di Pavia. Per essere effettivamente impiegati in medicina, essi andrebbero prodotti in mammiferi diversi dall’uomo, così da poterli raccogliere nelle quantità richieste per un impiego su larga scala. È vero che gli anticorpi naturali hanno dei limiti, rappresentati principalmente dal rischio di reazioni anafilattiche, ma l’esperienza maturata col “siero antitetanico” suggerisce che anche nel caso del Coronavirus il rapporto rischio/beneficio possa essere accettabile”.

Chi altri sta facendo questa ricerca?
“La ricerca di anticorpi contro il Coronavirus è attualmente perseguita a livello mondiale puntando su anticorpi monoclonali, che sono prodotti in vitro con tecniche di ingegneria genetica. Rispetto a quelli prodotti in vivo, essi hanno il vantaggio di essere brevettabili, così da consentire il recupero delle considerevoli somme richieste per la loro Ricerca e il loro Sviluppo (R&D). Per contro, l’esperienza fin qui maturata in malattie virali e non virali indica l’esistenza di una loro tossicità intrinseca, difficile da eliminare. Sotto questo profilo il “Quarto farmaco”, come Silvio Garattini ha chiamato gli anticorpi naturali contro il Coronavirus, ha lo svantaggio di non essere brevettabile ma, in base all’esperienza maturata in altre malattie come il tetano, ne lascia ragionevolmente supporre una maggiore sicurezza d’impiego. Il Quarto farmaco merita, pertanto, di essere sostenuto e perseguito più attivamente di quanto avvenga attualmente. Lo merita non in alternativa, ma a complemento della terapia vaccinale che, per la maggiore latenza degli effetti, si presta a un impiego più preventivo, che curativo”. 

Ultima domanda che è poi una curiosità di tutti: chi, fortunatamente, non si è ammalato finora perchè ha rispettato tutte le regole ed è stato in “clausura” è matematicamente immune o può ammalarsi appena riesce da casa?
“Chi uscisse da casa senza rispettare le precauzioni imposte dalla legge sarebbe non solo suscettibile di sanzioni, ma correrebbe un rischio di contagio che va assolutamente evitato. Le restrizioni ai movimenti vanno alleggerite, ma gradualmente, nel rispetto di una conduzione della crisi che fa onore al nostro Paese. Per contro, è auspicabile un impegno della ricerca, pubblica e privata, che con tutto il rispetto per quanto sta avvenendo potrebbe fare molto, molto di più. E’ vero che è stata trascurata, che c’è stata un’imponente fuga di cervelli, ma le competenze rimaste basterebbero per farsi sentire ancora una volta. Non dimentichiamo che in campo farmacologico l’Italia è stata la patria della “rifampicina”, delle “gonadotropine”, “dell’adriamicina” e di altri medicamenti di livello mondiale. Lo stesso “trazodone”, del quale mi onoro di essere il padre, negli Usa è diventato il prototipo della terza generazione degli antidepressivi. E’ qui che lancio un appello ai nostri governanti…”.