Cronache

Juventus: Alessandro Nasi al posto di Andrea Agnelli. Il libro di Moncalvo

"Agnelli coltelli" entra nei segreti della "Royal Family" italiana, profetizzando la mossa a sorpresa di John Elkann sul club bianconero

“Agnelli coltelli”, nel nuovo libro di Gigi Moncalvo c’è anche la Juventus

Gigi Moncalvo pubblica un nuovo libro sulla famiglia Agnelli. Dopo il successo ottenuto con “I lupi e gli Agnelli” (2009), “Agnelli segreti” (2012) e “I Caracciolo: Storie, misteri e figli segreti di una grande dinastia italiana” (2016), ora è il turno di “Agnelli coltelli”, appena uscito per Vallecchi Editore, (756 pagine, 36 euro). La sua pubblicazione coincide con il ventennale della scomparsa del mitico avvocato Gianni Agnelli e la ripresa della “guerra dell’eredità” che vede contrapposti Margherita Agnelli e John Elkann, il primo dei suoi otto figli, nelle aule giudiziarie. Nonostante l’avvertenza iniziale sul fatto che il libro “è un romanzo storico, un libro che mescola una certa dose di fantasia con la realtà documentale”, nei suoi dieci maxicapitoli ci sono vari passaggi che fanno sobbalzare il lettore sulla sedia.

Ad esempio sulla Juventus, uno dei fiori più appariscenti all’occhiello della “Royal Family” italiana. Gigi Moncalvo delinea i rapporti familiari e societari a partire dall’analisi del progetto-Superlega, che ha suscitato tante polemiche nel mondo del calcio (e non solo). Da questo frangente, “Agnelli coltelli” descrive la tensione tra John Elkann e il cugino Andrea Agnelli, ipotizzando la sua sostituzione con Alessandro Nasi, anch’egli cugino di John e compagno di Alena Seredova, la ex di Gigi Buffon. “John Elkann come ha giudicato e come ha accolto le notizie sulla disfatta planetaria del cugino? Possibile che non fosse stato informato di quel progetto e non avesse fatto qualche valutazione o espresso, nel caso non gli piacesse, qualche perplessità sul ruolo preponderante e così esposto mediaticamente che la Juventus rivestiva nell'operazione? [...] Molti di coloro che lo conoscono bene si dicono certi che John non poteva non sapere”, scrive Moncalvo.

 

Agnelli-Elkann: Juventus, Superlega e Exor

Secondo l’ex direttore de “La Padania”, “John ha adottato la sua consueta tattica, quella silenzio e del fifty-fifty. Non ha preso posizione in nome della sua regola aurea che vale soprattutto col cugino: «Lasciamolo fare, tanto io in ogni caso ci guadagno qualcosa. Se tutto va bene, Exor incasserà i profitti e gli incassi della Superlega e quindi dovrà sborsare meno denaro per ripianare i debiti della Juve. Se invece tutto dovesse andar male, avrò ottenuto un altro grosso risultato: tutti avranno modo di capire quanto mio cugino è inadeguato, quali e quanti guai riesce a combinare, quanto sia inaffidabile per ruoli di rilievo e come ormai il suo tempo alla Juventus sia ampiamente scaduto». [...] Andrea Agnelli deve (forse) aver cominciato a capire qualcosa quando ha visto che, dopo il primo ministro britannico Boris Johnson, perfino Mario Draghi interveniva sulla vicenda. E pensare che contava sulla pavidità dei politici e non li riteneva un ostacolo: e infatti, avete visto uno italiano entrare con decisione sull'argomento fin dalle prime ore? Temevano di inimicarsi Andrea, o meglio John e i suoi giornali? Persino Evelina Christillin, che sta sempre attenta a non dare fastidio, gli ha votato contro a Montreux in sede Uefa. Nei corridoi dell'Hotel Fairmont era la più scatenata contro Andrea (lontano da Torino il coraggio cresce). [...] Il giornale della casa, La Stampa, ha perfino tirato in ballo la buonanima facendo scrivere in un articolo a Marco Tardelli (non c'era nessuno che avesse il coraggio di intervistarlo?) che «l'Avvocato direbbe di no». A John da molti mesi piace giocare come il gatto col topo ai danni del cugino. Il presidente di Exor e di Stellantis periodicamente mette le sue carte in tavola e fa filtrare questi concetti: le sue scelte riguardanti i manager della Juventus, il cui 63% è in mano ad Exor, si sono rivelate azzeccate. Aldo Mazzia, ex Exor, ha gestito ottimamente l'aspetto economico, altrettanto Beppe Marotta, amministratore delegato del club. Andrea li ha fatti fuori, si è visto con quali risultati I compiti di Andrea Agnelli - politica, sport, marketing e comunicazione commerciale - sono stati cannati in pieno”.

Da Calciopoli allo Juventus Stadium

“Tutti sanno com' è andata a finire nel settore commerciale che era ben diretto da Francesco Calvo: le sue dimissioni all'indomani del love affair di sua moglie Deniz con Andrea avevano gettato il settore nel caos totale. Il giovane Agnelli, infatti, aveva pensato bene di non cercare un sostituto di Calvo, che tra l'altro era molto stimato e molto amico di John. Anche l'altro impegno di Andrea - la politica sportiva - ha prodotto risultati ancor più disastrosi negli ultimi due anni: malgrado le vittorie della Juve, Agnelli non conta molto né in Lega né in Federcalcio, dove è uscito sconfitto su molti fronti. Ad esempio, non ha saputo usare quella che avrebbe potuto rappresentare una autentica bomba contro la Federcalcio: la richiesta di 581 milioni di danni per i danni subiti nella vicenda Calciopoli. La società bianconera rivendicava la disparità di trattamento sullo scandalo del 2006 e la mancata revoca dello scudetto di quell'anno, assegnato all'Inter nonostante l'emergere successivo di responsabilità nerazzurre in molte partite. La Juventus non aveva dimostrato alcuna intenzione di arrendersi, per una questione di principio più che per concrete possibilità di veder riconosciute le proprie ragioni. Il Tar aveva dichiarato inammissibile una prima richiesta di 444 milioni, ma Agnelli aveva rilanciato al rialzo: nel ricorso al Consiglio di Stato, l'ultimo grado di giudizio della giustizia amministrativa, la richiesta era salita a 581 milioni. Una cifra mostruosa, considerando che già la precedente sarebbe stata insostenibile per la Federcalcio, ma così motivata dai legali della società sul piano dei mancati ricavi: 31,6 milioni dalle partite, 24,3 dagli sponsor, 69 dai diritti radiotelevisivi, 245,6 per la perdita di valore del marchio, 57,6 per il valore dei giocatori e, infine, 85 per i danni legati ai ritardi nella costruzione dello Juventus Stadium. Tutto poi era finito nel nulla ma, secondo alcuni, Andrea Agnelli avrebbe dovuto utilizzare quest' arma per ottenere, in cambio della pace, altri tipi di trattamento a favore del club”.

“Con quale credibilità Andrea può restare presidente della Juventus?”