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La truffa del vino, per promuovere il made in Italy soldi a funzionari dell'Ue
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La truffa del vino, così alcuni manager cercavano di raggirare le regole europee

Sembrava una normale promozione del vino italiano, ma in realtà dietro c'era una maxi truffa che coinvolgeva anche l'Unione Europea. Il progetto era stato ribattezzato "Native Grapes Academy" e si era visto assegnare, in epoca pre-Covid, - si legge su La Stampa - un finanziamento dell’Agenzia esecutiva della Ue per i consumatori, la salute, l’agricoltura e la sicurezza alimentare di circa 4 milioni di euro, l’80% del valore complessivo pari a 5 milioni. Nelle intenzioni dei proponenti, avrebbe aiutato a rafforzare la competitività del vino italiano fuori dall’Ue (Canada, Giappone e Russia le frontiere da sedurre) con investimenti in promozione e informazione. Ma per la procura europea, l'operazione era illegale. Per questo quattro persone e due associazioni saranno processate il 13 febbraio per il finanziamento dell’Unione europea destinato a promuovere il made in Italy. Oltre al procedimento giudiziario, gli inquirenti hanno anche sequestrato due milioni di euro ai manager coinvolti.

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Nel mirino - prosegue La Stampa - sono finiti ex vertici di Veronafiere e Uiv. Secondo i magistrati della procura europea che hanno coordinato l’inchiesta della Guardia di Finanza di Milano, il sistema fraudolento sarebbe consistito "nella pre-individuazione della società che avrebbe svolto il ruolo di "implementing body", la quale si sarebbe poi agevolmente aggiudicata la successiva procedura di selezione". Un’operazione di "mera facciata atta a celare - si legge agli atti - all’organismo europeo una preesistente situazione di conflitto di interessi in cui sarebbero versati il soggetto percettore del finanziamento e l’esecutore stesso". Un modo - in sintesi - per far giungere a Uiv circa 2 milioni di euro fuori dalle stringenti direttive di quel progetto.

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