Cronache

Don Luca Favarin sospeso "a divinis". Non potrà più celebrare la messa

Il caso del prete dei migranti scuote la Chiesa

La scelta di Luca Favarin, prosegue la curia, “si è, invece, indirizzata diversamente, in forma autonoma e personale, sfociando in attività imprenditoriali su cui più volte la diocesi ha chiesto informazioni, condivisione e trasparenza, proprio per poter valutare l’autorizzazione richiesta a un prete per procedere con tali attività (cfr. CDC can. 286). Una richiesta legittimata dal fatto che le azioni e le attività di un prete naturalmente coinvolgono l’intera diocesi: quando un prete, parla, agisce, attua percorsi e progetti chiunque immagina che lo faccia a nome e per conto della Chiesa. Don Luca non ha accolto l’invito a far proprio lo stile diocesano, ritenendo opportuno continuare per la propria strada”.

La sua decisione di lasciare dopo 24 anni il ministero sacerdotale “si pone su un altro piano, da accogliere e rispettare in quanto ulteriore scelta personale che riguarda la verifica del suo essere prete, l’orientamento della sua vita e le motivazioni presentate ai superiori. Inevitabilmente, il ministero comporta una responsabilità condivisa a pieno titolo con tutti gli altri presbiteri, oltre che con il vescovo”, spiega ancora la diocesi, smentendo “ricostruzioni” che “non rendono onore alla verità” come quella che la diocesi di Padova “non abbia mai visitato le realtà afferenti a don Luca Favarin”. Dalla Chiesa padovana e dal vescovo Cipolla “profonda sofferenza per la vicenda” e al tempo stesso “vicinanza umana a don Luca”.