Cronache
Luca Parmitano è atterrato in Kazakistan
Atterrata la Soyuz Ms 13 con a bordo l'astronauta italiano dell'Esa Luca Parmitano, l'astronauta della NasaChristina Koch ed il cosmonauta russo Alexander Skvortsov. Il modulo di rientro della Soyuz è atterrato regolarmente nelle steppe del Kazakistan, alle 10, Luca, colonnello dell'Aeronautica militare italiana, rientra a Terra dopo 201 giorni di missione nello spazio. Luca è stato il primo italiano comandante della Iss.
Pochi minuti fa, alle 10.12 italiane, la capsula Sojuz MS-13 è rientrata senza problemi nelle steppe del Kazakistan, riportando a terra il nostro Luca Parmitano insieme ai compagni di viaggio Christina Koch di NASA e Aleksandr Aleksandrovič Skvorcov di Roscosmos.
Luca conclude così la missione Beyond, che inserita nel contesto di Expedition 60 e 61 ha visto il nostro astronauta compiere tre passeggiate spaziali, decine di esperimenti, svariati contatti radioamatoriali ed eventi media nel corso di circa 201 giorni di volo. Dal 2 ottobre 2019 Parmitano è stato anche il primo italiano ad assumere l’incarico di Comandante della Stazione Spaziale Internazionale, come sottolinea l'approfondimento di Astronautinews.it
Gli eventi del rientro
Gli eventi che hanno condotto al rientro sono iniziati nel cuore della notte italiana. Alle 03.30 è stato chiuso il portello tra Sojuz e ISS. Per tre ore circa Parmitano, Koch e Skvorcov si sono preparati al distacco, infilandosi le tute spaziali Sokol, legandosi ai seggiolini e iniziando ad applicare le procedure del rientro con l’aiuto del centro di controllo di Mosca.
Il comando di separazione tra Stazione e Sojuz è stato inviato alle 06.49, e la manovra ha avuto fisicamente inizio un minuto più tardi. Dopo una serie di accensioni controllate atte ad allontanare in sicurezza la navetta russa dalla ISS, la manovra cruciale di rientro chiamata “deorbit burn” (accensione di deorbitazione) è avvenuta alle 09.18.
Sotto il controllo del computer di bordo, alle 09.46 i tre moduli che compongono la Sojuz si sono separati, lasciando libera la parte centrale, il modulo di rientro, di orientare correttamente lo scudo termico in direzione del moto per proteggere la capsula dal forte calore generato dalla frizione con gli strati dell’atmosfera, via via sempre più densa.
Una volta toccati i lembi esterni dell’atmosfera, la sequenza di eventi per l’atterraggio si è susseguita piuttosto velocemente. Dopo la cosiddetta interfaccia di rientro iniziata alle 09.49, i paracadute sono stati aperti alle 09.58 e il touchdown della Sojuz nelle steppe Kazake nei pressi di Zhezkazgan è avvenuto alle 10.12.
Il sorriso di Luca Parmitano
Come sempre avviene in seguito all’atterraggio di una Sojuz, i membri dell’equipaggio vengono estratti di peso dalla capsula con l’aiuto del personale delle squadre di soccorso. Astronauti e cosmonauti sono in genere troppo deboli per divincolarsi dai sedili e arrampicarsi autonomamente fuori dalla capsula, da un portello che peraltro si trova sulla parte superiore dello scafo.
Essendo la zona di atterraggio nota con largo anticipo (salvo imprevisti) i soccorritori sono presenti in forze, con quasi 200 persone, vari mezzi di terra ed elicotteri che si affrettano a mettere in sicurezza la Sojuz. In loco viene allestito un piccolo ospedale da campo, dove i tre astronauti ricevono le prime cure ed attenzioni. Particolarmente delicata è stato il ritorno di Christina Koch, che ha trascorso nello spazio 340 giorni e si è conquistata il record mondiale di permanenza femminile nel cosmo.
Luca è dunque stato estratto dalla capsula da muscolosi soccorritori, e dopo alcuni minuti trascorsi seduto su una sedia a sdraio, sotto controllo medico e rispondendo alle prime telefonate (in genere dalla famiglia e dai dirigenti dell’ESA), è stato trasferito nelle tende dell’ospedale da campo prima di iniziare il viaggio di ritorno verso lo stabilimento ESA EAC di Colonia, la sede del corpo astronauti dell’ESA, come narra l'approfondimento sulle pagine digitali di AstronautiNews.it