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Madre e padre spariscono dalla carta d'identità: torna “genitore”. La sentenza della Cassazione
Bocciato il decreto Salvini e i Comuni che hanno disatteso la norma iscrivendo all'Anagrafe i genitori di una coppia omosessuale possono continuare a farlo

Madre e padre spariscono dalla carta d'identità: torna “genitore”
L'indicazione “padre” e 'madre' sulla carta d'identità elettronica è discriminatoria, perché non rappresenta le coppie dello stesso sesso che hanno fatto ricorso all'adozione in casi particolari. La dicitura corretta è, dunque, quella di 'genitore'.
Respinto il ricorso del ministero degli Interni
Lo ha deciso la Cassazione con la sentenza numero 9216/2025 respingendo il ricorso del ministero dell'Interno contro la decisione della Corte d'Appello di disapplicare il decreto ministeriale del 31 gennaio 2019, con il quale era stata eliminata la parola ‘genitori’ dai documenti per tornare alla dicitura ‘padre’ e ‘madre’.
Bocciato il decreto Salvini
Bocciato dunque il decreto Salvini e ora i Comuni che hanno disatteso la norma iscrivendo all'Anagrafe i genitori di una coppia omosessuale, possono continuare a farlo.
"Effetto discriminatorio del Ministero"
I giudici della Suprema Corte, collegio presieduto da Maria Acierno e composto dai consiglieri Laura Tricomi, Giulia Iofrida, Alessandra Dal Moro e Alberto Pazzi come consigliere estensore, scrivono in sentenza: “L’effetto finale, irragionevole e discriminatorio dell’assunto del ministero sarebbe stato quello di precludere al minore una carta d’identità valida per l’espatrio, perché figlio naturale di un genitore naturale e di uno adottivo dello stesso sesso”.
Roma per prima ha disatteso il decreto Salvini
Il primo Comune a disattendere la norma è stato quello di Roma.