Cronache

Mafia: affari e massoneria nell'Agrigentino, 7 arresti tra Licata e Palermo

Mafia e massoneria. I carabinieri del Ros e del comando provinciale di Agrigento hanno eseguito un provvedimento di fermo nei confronti di 7 persone

Mafia e massoneria. I carabinieri del Ros e del comando provinciale di Agrigento hanno eseguito un provvedimento di fermo, emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di palermo, nei confronti di 7 persone indagate per associazione mafiosa e concorso esterno in associazione mafiosa. Al centro delle indagini la famiglia mafiosa di Licata, punto di riferimento sul territorio agrigentino, di cui sono stati delineati gli assetti e le gerarchie. Nel corso della indagini è stato documentato il controllo, esercitato anche in altre province, delle attività imprenditoriali e degli appalti nell'Agrigentino e il ruolo occupato nella cosca da due massoni che, all'epoca delle indagini culminate nell'operazione "Halycon", ricoprivano il ruolo di maestri venerabili di due distinte logge.

Al centro delle indagini che hanno portato al fermo di sette persone nell'ambito di una operazione che ha smantellato una rete criminale tra Licata e Palermo, c'è "c'è la famiglia mafiosa di Licata, al cui vertice, nella qualità di promotore e organizzatore, è risultato essere il pregiudicato Giovanni Lauria, il quale presiedeva a riunioni ed incontri con gli altri associati, gestendo e pianificando tutte le relative attività ed affari illeciti,
mantenendo il collegamento con esponenti di altre famiglie di cosa nostra della Sicilia Orientale, al fine di progettare la realizzazione di attività volte ad alterare le ordinarie e lecite dinamiche imprenditoriali". E' quanto dicono gli inquirenti. L'operazione è stata condotta dai Carabinieri del Ros e del comando provinciale di Agrigento.

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"Stando ai particolari che iniziano ad emergere e che dovranno essere confermati in giudizio, le operazioni che stamattina hanno portato a 7 fermi in Sicilia e 17 arresti in Calabria, per reati connessi all'attività associativa mafiosa, possono essere considerate il triste simbolo del Paese che non vogliamo più: quello malato, deviato e con un sistema di valori capovolto.Politici, funzionari pubblici, imprenditori ed esponenti della criminalità organizzata (ovviamente in minoranza rispetto alla stragrande maggioranza di persone perbene) sarebbero stati le leve di un meccanismo che stritola cittadini onesti e territori. Grazie ad inquirenti e forze dell'ordine, che lottano ogni giorno per estirpare la presenza mafiosa dai territori. Sta a tutti noi, alla parte sana dell'Italia, mettere in pratica i principi di legalità e di una cultura libera e antimafia". Così in una nota i parlamentari del MoVimento 5 Stelle in Commissione Antimafia.