Cronache

Genova rompe gli 'altari' della convenzione con una messa senza preti

Di Giuseppe Vatinno

Polemiche in vista nei circoli cattolici conversatori. Catechisti specializzati, forse anche donne, terranno l'omelia

Genova: messa senza prete sull'altare, una rivoluzione nella Chiesa cattolica

Mentre è un corso un delicato Sinodo vaticano, si celebrerà (è il caso di dirlo) una nuova anomalia a Genova che fu la diocesi di uno dei più grandi cardinali conservatori della Chiesa cattolica, quel Giuseppe Siri che rischiò addirittura di divenire Papa. Anzi, in alcuni ambienti sedevacantisti americani si è convinti che sia stato pure eletto con il nome di Papa Gregorio nel 1958. Fu eletto invece Giovanni XXIII e la Chiesa prese tutt’altro corso, e cioè uno progressista che portò al Concilio Vaticano II, il Concilio della grande apertura sociale in sintonia con quei tempi rivoluzionari.

La teoria è invero suffragata da pochi elementi, anzi da solo uno: il colore incerto della fumata uscito dal comignolo della Cappella Sistina. Grigia e bigia, aveva tutte le caratteristiche per generare l’ambiguità. La notizia ebbe una certa rilevanza perché fu propagata da un articolo apparso sul Corriere dellaSera -a firma di Silvio Negro- del 28 ottobre di quell’anno. Invero nell’articolo si parla di probabili problemi con i coloranti utilizzati per il fumo ma bastò questo per ingenerare il dubbio. In seguito uscì nel 1993 anche un libro sull’argomento, Il Papa non eletto: Giuseppe Siri, cardinaledi Santa Romana Chiesa, autore Benny Lai, uno dei più grandi giornalisti vaticanisti italiani che aumentò l’autorevolezza dell’ipotesi.

Detto questo torniamo al presente. Dicevamo che proprio nella diocesi di Siri, roccaforte passata del conservatorismo, si celebrerà una messa senza un prete presente sull’altare. Un fatto rarissimo che non avveniva, secondo gli storici,dal 400 dopo Cristo. Ma chi officerà la messa? Saranno dei semplici catechisti che hanno però frequentato corsi speciali e anche –sembra- donne. L’inedito duetto proferirà anche l’omelia ma non la consacrazione dell’ostia che –come noto- può essere fatta solo da sacerdoti o comunque ministri del culto.

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La notizia non è frutto di dicerie ma è apparsa sotto forma di un lungo e molto dettagliato articolo sul settimanale cattolico “Il Cittadino”, fondato negli anni ’70, e a firma di Gianfranco Calabrese, vicario episcopale dell’arcivescovo di Genova Marco Tasca, quindi è come se parlasse il responsabile della diocesi. Si tratta di ideologia e/o necessità, tralasciando ovviamente l’ipotesi del caso che non ha mai trovato albergo nella Chiesa cattolica, un ambiente dove le cose accadono sempre perchéattentamente programmate e certamente volute.

Da quanto si apprende si tratta in prima evenienza di necessità perché in venti anni si sono dimezzati il numero dei religiosi delle parrocchie della città della Lanterna, fenomeno peraltro presente anche a livello nazionale. Tuttavia, non sfugge che proprio da ieri è in corso un importantissimo Grande Sinodo che vede radunati a Roma 449 vescovi, 70 fedeli e ben 54 donne, in una impegnativa sessione prevista lunga 4 settimane che si tiene nell’aula Nervi (anche conosciuta come aula Paolo VI) in Vaticano ed è presieduta proprio da Papa Francesco. Nella messa di apertura celebrata nella Basilica vaticana è stato letto –non casualmente- un brano del vangelo che riporta: "La messe è tanta ma gli operai sono pochi - dice il Maestro - pregate il padrone della messe che mandi operai nella sua messe."

Evidente il riferimento al forte calo delle vocazioni a cui si sta assistendo da anni. Nell’omelia, il cardinale Béchara Raï si sofferma particolarmente sulla “mancanza di operai” per la messe del Signore. Contemporaneamente a Genova esce la notizia della celebrazione senza preti e non può certo essere un caso. Si tratta di un evento coordinato al Sinodo che “deve aprire alle donne e ai laici”, come si dice da tempo in ambiente vaticano. Questi fatti stanno già generando nuove polemiche nei circoli conservatori che già da tempo accusano Papa Bergoglio di essere un Papa troppo “aperturista” proprio su questioni importanti come le “donne sacerdote”, le coppie gay, i migranti.

Si accusa Papa Francesco di guidare con mano incerta la navicella di Pietro nelle tumultuose acquedella modernità, provocando una perdita di valori per l’intera Ecclesia, intesa come comunità non solo di religiosi ma anche e soprattutto di fedeli.

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