Cronache

Messina Denaro, prima chemio in carcere. Trovato un terzo covo del boss

Messina Denato non si presenta al collegamento in videoconferenza nel processo a suo carico a Caltanissetta. Covo-bunker al setaccio dai Ros

Matteo Messina Denaro, trovato terzo covo a Campobello di Mazara 

Il boss Matteo Messina Denaro aveva un terzo covo a Campobello di Mazara, il piccolo centro del Trapanese dove sono stati trovati i covi di via Cb 31 e via Maggiore Toselli. La nuova scoperta e' stata fatta dalla polizia. L'appartamento sarebbe vuoto, e gli inquirenti stanno verificando chi sia il proprietario.

Matteo Messina Denaro, la prima chemioterapia del boss in carcere

"Non sapevo che fosse Matteo Messina Denaro, solo un pazzo avrebbe potuto accompagnarlo sapendo che si trattava del boss". Si è difeso così Giovanni Luppino, l'autista del super latitante arrestato lunedì scorso a Palermo mentre lo accompagnava alla clinica la Maddalena. Lo ha detto il suo difensore, l'avvocato Giuseppe Ferro, al termine dell'udienza di convalida davanti al Gip che si è svolta nel carcere Pagliarelli. Luppino, 59 anni, commerciante di olive, ha sostenuto di non conoscere Messina Denaro, che gli era stato presentato come cognato di Andrea Bonafede,e di averlo accompagnato perchè doveva sottoporsi alla chemioterapia.

Matteo Messina Denaro, udienza processo stragi rinviata al 9 marzo

L'udienza del processo a Matteo Messina Denaro accusato di essere il mandante delle stragi di Capaci e via D'Amelio è stata rinviata al 9 marzo "per consentire al difensore di essere presente". Lo ha deciso il presidente della Corte d'Assise di Caltanissetta Maria Carmela Giannazzo, dopo che oggi il boss ha deciso di non assistere all'udienza in videoconferenza dal carcere de L''Aquila. Uno dei due difensori d'ufficio del boss, l'avvocato Salvatore Baglio, ha comunicato di avere ricevuto una delega orale dal difensore di fiducia nominato da Messina Denaro, la nipote Lorenza Guttadauro, ed ha chiesto i termini a difesa.

Matteo Messina Denaro, niente videoconferenza con l'aula bunker di Caltanissetta

Il boss Matteo Messina Denaro avrebbe rinunciato a essere presente in videoconferenza, dal carcere de L'Aquila, con l'aula bunker di Caltanissetta a causa della sua prima seduta di chemioterapia a cui viene sottoposto in queste ore all'interno dell'istituto penitenziario. A quanto si apprende da fonti informate, sarebbe stata allestita un'apposita stanza non molto distante dalla sua cella dove Messina Denaro si sottopone alle cure. Al momento non c'è certezza, in virtù di questa necessità medica, su quali saranno le intenzioni del boss di Cosa Nostra in merito all'eventuale sua partecipazione alle prossime udienze del processo.

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Matteo Messina Denaro, sequestrata la casa della mamma di Andrea Bonafede

È stata posta sotto sequestro la casa di proprietà della mamma di Andrea Bonafede, l'alias utilizzato dal boss Matteo Messina Denaro durante la sua latitanza. La casa si trova all'angolo tra la via Marsala e la via Cusmano a Campobello di Mazara. L'appartamento a pian terreno ha due ingressi. Da tempo però la casa è disabitata. La mamma di Bonafede vive nella casa di Tre Fontane insieme a una delle sue figlie.

Matteo Messina Denaro, covo-bunker al setaccio, estesi i rilievi 

Ora si confida molto - per comprendere a pieno la valenza della scoperta - sui rilievi scientifici affidati al Ris di Messina per scovare tracce biologiche e soprattutto impronte digitali. Si continua anche oggi. Il locale blindato - che gli investigatori definiscono anche 'stanza riservata' - un rifugio sicuro, ma temporaneo, individuato ieri, intorno a mezzogiorno, a Campobello di Mazara, in via Maggiore Toselli, nel centro del paese, finora ha riservato probabilmente meno di quanto ci si aspettasse: gioielli, argenteria, scatole vuote. La palazzina e' vicina alla casa di vicolo San Vito dove Matteo Messina Denaro ha passato gli ultimi sei mesi della sua latitanza. Anche qui continuano le ricerche, cosi' come negli immobili di Andrea Bonafede che ha prestato la sua identita' al padrino. Il bunker e' all'interno dell'immobile di una palazzo a due livelli, al piano terra nel quale si accede facendo scorrere il fondo di un armadio.

L'appartamento di via Toselli è di proprietà di Errico Risalvato che nel 2019 subì una perquisizione assieme ad altri presunti fiancheggiatori del boss Matteo Messina Denaro. Il fratello Giovanni, imprenditore del calcestruzzo, è invece considerato molto vicino al boss Castelvetranese, ha finito di scontare da poco una condanna a 14 anni ed è libero. La chiave per aprire la stanza l'ha data lo stesso proprietario spiegando che custodiva li' oggetti di famiglia, senza convincere gli investigatori. Sul posto ieri pomeriggio gli investigatori del Ros e il procuratore aggiunto di Palermo, Paolo Guido che, appresa la notizia aveva lasciato in fretta il palazzo di giustizia per recarsi li'. A questo nuovo sito si e' giunti incrociando anche alcuni dati provenienti da una attivita investigativa della Guardia di finanza. La scoperta di questo nuovo "rifugio" e' il frutto delle indagini degli investigatori, maturato esaminando ex post elementi gia' acquisiti in passato, anche recente. Le ricerche non si fermano.

Matteo Messina Denaro, De Lucia: appoggio da borghesia mafiosa, imprenditoria e sanità

"Quando sono arrivato, il primo obiettivo della mia Procura non poteva che essere la cattura di Matteo Messina Denaro, quindi c'è stata una intensificazione di attività e di lavoro da parte di tutti che ci ha consentito di centrare l'obiettivo. Per noi è una cosa che rimane di estrema importanza per due punti di vista. Perché chiude un conto con il periodo stragista, ma anche perché auspichiamo di potere capire ora quali successivi sviluppi può avere l'indagine e la stessa Cosa Nostra".

Così il procuratore capo di Palermo Maurizio De Lucia parla dell'indagine sulla cattura del superlatitante in un'intervista al Fatto Quotidiano. Spiega che "abbiamo diverse fasi di indagine in corso. Innanzitutto su chi lo ha protetto oggi, cioè chi gli ha consentito di vivere in un luogo relativamente tranquillo e di curarsi. Si tratta di un breve periodo, perché è noto che quella casa di Campobello è nella sua disponibilità da circa un anno. Poi c'è il grosso del lavoro, cioè ricostruire i 29 anni precedenti. È evidente che 29 anni di latitanza più uno, non si fanno solo in quel territorio. Noi lo abbiamo trovato lì perché aveva bisogno di stare lì, ma non è affatto detto che si sia mosso soltanto in quel territorio. Ed è chiaro che ha goduto di appoggi che non sono solo quelli della cosiddetta mafia militare".

"L'ambiente trapanese - sottolinea il magistrato - è da sempre permeato di rapporti fra mafia e pezzi di ambienti che io chiamo genericamente della borghesia mafiosa, ma lo faccio per non dare specificazione ad elementi che invece riguardano particolari settori, dall'imprenditoria al mondo della sanità. E certamente va considerato che la provincia di Trapani è la seconda in Sicilia, dopo quella di Messina, per presenza di logge massoniche. Tutti questi elementi ci inducono a spingere i nostri accertamenti e le nostre verifiche fra il materiale che abbiamo e la rilettura di quello che avevamo: è quello che contiamo di fare in queste ore".

Messina Denaro, Ros: chi pensa a trattative segrete ci umilia

"Chi pensa a trattative segrete o addirittura a una consegna concordata umilia gli investigatori e i magistrati che per anni hanno lavorato giorno e notte per catturare Matteo Messina Denaro". Lo dichiara, intervistato dal Corriere della Sera, il comandante del Ros Pasquale Angelosanto, che aggiunge: "Sono pronto a ripetere ovunque, anche in un'aula di giustizia, quello che sto dicendo. Lo devo ai miei uomini e tutti lo dobbiamo alle vittime delle cosche".

"Soltanto chi non conosce davvero la mafia - prosegue Angelosanto - può pensare a una trattativa segreta. Messina Denaro in tutti questi anni ha vissuto lontano dalla sua cerchia stretta di familiari e conoscenti. Noi e la polizia abbiamo arrestato centinaia di fiancheggiatori ma abbiamo sempre avuto la certezza che utilizzassero un'attenzione maniacale negli spostamenti e negli incontri. Inoltre, i nostri pedinamenti dovevano essere inevitabilmente larghi proprio per non far scattare l'allarme". E ancora: "Io ho sempre raccomandato - racconta il comandante del Ros - di non lasciare nulla di intentato, ma anche di non rischiare. Davvero si può pensare che avremmo concordato la cattura in una clinica dove c'erano decine di malati con il rischio che potesse esserci un conflitto a fuoco o comunque che qualcuno potesse essere messo in pericolo?".

Matteo Messina Denaro, l'oncologo dell'Aquila: vuole sapere la verità

"Dopo il mio recente rientro in Italia sono giornate un po' complicate per me. Diciamo che il primo impatto col mio Paese è stato molto intenso": così, Luciano Mutti, direttore dell'oncologia del San Salvatore dell'Aquila, l'ospedale che "ha preso in carico" il paziente Messina Denaro Matteo. Ha appena visto il nuovo assistito, due ore di colloquio in una stanza del carcere del capoluogo abruzzese. "Ci siamo stretti la mano come con tutti i malati. Ero assieme con una collega. Alla fine ci ha ringraziati educatamente. È stato come incontrare una persona normale. Noi dobbiamo dimenticare che è un boss mafioso", spiega Mutti in un'intervista al Corriere della Sera. "Ci ha fatto molte domande, tipiche di chi vuole sapere, conoscere la verità", sottolinea l'oncologo. Sa bene da quale malattia è affetto e dei rischi. Ovviamente non posso dire nulla delle sue condizioni di salute. Sono stati già divulgati dettagli che io invece ho appreso direttamente da lui", precisa ancora Mutti.