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Cronache
Omicidio Ilenia Fabbri, "il killer dopo prese un caffè con un amico"
Ilenia Fabbri

Omicidio Faenza, il killer di Ilenia Fabbri dopo l'assassinio andò a prendere un caffè con amico

Questa mattina a Ravenna si è tenuta la nona udienza per il processo sulla morte di Ilenia Fabbri, la 46enne sgozzata nella sua casa di Faenza il 6 febbraio 2021. Alla sbarra l'ex marito Claudio Nanni (ritenuto il mandante dell'omicidio) e il killer reo-confesso Pierluigi Barbieri (l'esecutore del delitto). Il dibattimento odierno ha riguardato l'ascolto di alcuni testimoni chiamati dalle rispettive difese dei due imputati. Secondo quanto raccontato da un amico dell'assassino, l'uomo si è fermato a casa sua a Russi, nel Ravennate, nel tragitto di ritorno verso Reggio Emilia. "Mi chiese di preparagli un caffè - ha raccontato il testimone - e di andare in bagno". Una chiacchierata dunque per circa dieci minuti, parlando della loro passione comune, le moto, e senza alcun riferimento all'omicidio appena commesso.

Omicidio Ilenia Fabbri, gli altri testimoni ascoltati nell'udienza di oggi

Durante l'udienza lampo di oggi ha parlato anche la psicologa che ha seguito il Barbieri in un percorso riabilitativo dopo un incidente in moto: "Lamentava perdite di memoria e difficoltà cognitive, si sentiva molto ansioso - ha spiegato la professionista -, comunque dall'esame è emerso che era tutto nella norma, se non qualche lieve deficit per la memoria a breve termine. Ha continuato il percorso riabilitativo e quando ci siamo rivisti era migliorato in quasi tutte le aree. In ogni caso non era deficitario a livello cognitivo né prima, né dopo l'intervento", ha precisato.

Tra gli ascoltati anche un ingegnere che ha fornito un parere tecnico sui tempi di percorrenza dell'auto del Nanni che quella mattina aveva accompagnato la figlia a ritirare un'auto in Lombardia, il dirigente del commissariato di polizia di Faenza, Antonio De Murtas, che ha raccontato dell'enorme buca trovata dagli agenti che avrebbe dovuto contenere il cadavere della vittima.

Infine è stata la volta di un medico specialista in tossicologia, dipendente dell'Ausl di Reggio Emilia: “Il quadro emerso a fine visita -  ha raccontato -, è di recidiva di un abuso di cocaina, non quotidiano ma per periodi brevi. Barbieri raccontò di averla assunta per reazione emotiva e per fronteggiare lo stress dovuto all’esito di un processo. Disse di aver fatto gli ultimi usi nelle giornate del 4, 5 e 6 febbraio (cioè quelle immediatamente prima del delitto, ndr); era in cura anche al centro di salute mentale per una diagnosi di disturbo bipolare, quindi lo contattai per avere la conferma della diagnosi e proposi a Barbieri un aumento della dose dello stabilizzante dell’umore che stava prendendo, il Depakin. Dal 20 gennaio all’8 febbraio 2021 le analisi confermarono c’era stato un uso intensivo di cocaina, dopo una dichiarata astensione negli anni precedenti", ha concluso.

La prossima udienza è fissata per il 9 febbraio.

 

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