Papa Francesco accelera la riforma della Curia Romana
Un articolo su La Civiltà Cattolica fa capire cosa vuole fare Papa Francesco.
Nel nuovo numero de La Civiltà Cattolica (rivista dei gesuiti e ritenuta molto vicino al Papa) è uscito un interessante articolo a firma di Gerald O’ Collins (presbitero che insegna Teologia all’Università Cattolica Australiana di Melbourne, esperto di Cristologia) che presenta un excursus evangelico sui collaboratori di San Pietro e di San Paolo e che documenta come tali funzioni costituissero, di fatto, una sorta di “Curia” rispetto ai capi spirituali della comunità cristiana di allora che erano Pietro e Paolo.
La tesi proposta da O’ Collins è che tale modello possa servire per una riforma della stessa Curia Romana attuale, al fine di migliorarne le funzionalità nella società.
L’analisi dottamente filologica delle fonti riguarda principalmente gli Atti degli Apostoli che fanno parte essenziale del Nuovo Testamento e si concentra in particolare su At 15, che descrive l’attività del magistero petrino fino al fondamentale Concilio di Gerusalemme che ebbe luogo intorno al 49 d. C e che vide la divisione dei “compiti” di evangelizzazione tra i giudeo -cristiani, affidati ai gerosolimitani e i “pagani”, affidati a Paolo.
Nel testo citato si fa riferimento alla collaborazione tra Pietro, Giovanni e altri apostoli, ma anche, -ed è questo il punto determinante per la tesi che si vuole supportare- con Silvano e Marco ed altri “sei fratelli” non meglio identificati che accompagnano Pietro nella visita a Cornelio.
Oltre questo riferimento, ci sono poi particolari più estesi nelle sette Lettere (sicuramente autentiche) di San Paolo, ai Corinzi, ai Galati, ai Filippesi, ai Tessalonicesi e a Filemone, che descrivono dettagliatamente l’azione dei collaboratori del Santo di Tarso.
Ed è proprio dalle lettere paoline che si riesce a conoscere le principali attività dei suoi collaboratori: Timoteo lo aiuta a fondare addirittura una Chiesa, Epafrodito e Febe fungono da corrieri, Tito lo aiuta a risolvere situazioni complesse, Timoteo, di nuovo, è addirittura un co-mittente di una lettera, mentre Prisca e Aquila aprono la loro casa per fare un luogo di ritrovo dei primi cristiani, mentre ancora Tito raccoglie fondi per la Chiesa di Gerusalemme.
L’articolo si conclude con una sorta di proposta a Papa Francesco di guardare alla Chiesa cristiana degli albori per modellare su essa la Chiesa attuale, riformando la Curia Romana su quell’antico modello.
L’aspetto rilevante dell’articolo, oltre l’apprezzabile documentazione storiografica e culturale, è che Papa Francesco, tramite l’uscita di questo articolo, si prepara probabilmente ad accelerare e completare la riforma della Curia Romana, che costituisce uno dei problemi più difficili per lui da trattare e che già molte polemiche ha suscitato.
La Civiltà Cattolica, come detto, è una quotata rivista dei gesuiti (lo stesso papa lo è) ed è “utilizzata” da Francesco quando vuole inviare “messaggi” non utilizzando Avvenire della Cei o l’Osservatore Romano, di cui si fida di meno.
Infatti i contenuti di La Civiltà Cattolica sono vagliati direttamente in bozze dalla Segreteria di Stato vaticana.