È morto il pianista jazz Paul Bley
Il 3 gennaio è morto il pianista jazz canadese Paul Bley: aveva 83 anni e viveva da tempo negli Stati Uniti; la notizia è stata confermata da EMC, la sua casa discografica. Bley, nato a Montréal il 10 novembre del 1932, suonò con alcuni dei più famosi jazzisti degli anni Sessanta in poi, come Ornette Coleman, Charles Mingus, Chet Baker, Evan Parker e Don Cherry, ed è considerato tra i principali innovatori del genere. La sua carriera è durata più di 60 anni, ha pubblicato oltre 100 dischi e ha tenuto concerti in tutto il mondo, l’ultima volta nel 2008 a Oslo, in Norvegia (nel 2014 EMC ha pubblicato un disco tratto da quel concerto, Play Blue).
Bley iniziò a studiare musica a 5 anni. A 13 anni fondò il suo primo gruppo, la Buzzy Bley Band, a 17 suonava con il celebre sassofonista Charlie Parker finché partì per New York per frequentare la Juilliard, la più prestigiosa scuola musicale al mondo. Negli anni Sessanta divenne uno dei fondatori – con il trio composto con Jimmy Giuffre e Steve Swallow – del free jazz, un sottogenere sviluppatosi all’epoca che dava molto importanza all’improvvisazione: i musicisti iniziarono a rompere gli schemi musicali tradizionali, sperimentando nuove scale e nuovi ritmi, spesso influenzati dalla musica africana. Bley sperimentava anche nuovi modi di produrre i suoni – per esempio colpendo direttamente le corde del pianoforte – e alla fine degli anni Sessanta fu tra i primi a servirsi dei sintetizzatori Moog. Fu tra i fondatori della Jazz Composers Guild, una cooperativa che riuniva molti jazzisti dell’epoca di New York e che organizzava concerti settimanali e incontri di discussione. Bley era anche famoso per le sue massime, frasi come «La pratica rende perfetti. Essere imperfetti è meglio» o «Le prove sono controproducenti. La ripetizione è una spirale discendente». Nel 2008 divenne membro dell’Ordine del Canada, la più alta onorificenza canadese.