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Cronache
Peste suina, 4 nuovi casi a Genova. I lupi servono a fermarla: la scoperta
Peste suina

Peste suina, 4 nuovi casi nelle ultime 24 ore nel Genovese: salgono a 11 in totale le positività in Liguria. "Analisi a tappeto"

Dall’inizio del monitoraggio in Liguria i casi positivi alla peste suina salgono a 11. Lo riferisce il vicepresidente della Regione, Alessandro Piana: “Ci sono quattro casi in più nelle ultime 24 ore con ritrovamenti a Rossiglione, Mignanego, Isola del Cantone e Genova, presso il raccordo autostradale di Genova Est - ha spiegato - Inizia così a delinearsi più chiaramente la zona rossa, che potremo definire nei prossimi giorni, continuando geolocalizzazioni e analisi a tappeto".

Piana invita "tutti alla massima prudenza e a seguire le ordinanze ministeriali e regionali, come stanno ribadendo anche le associazioni di categoria in questi giorni. Un segnale decisamente positivo viene dalla grande disponibilità dei cacciatori e delle guardie volontarie delle associazioni venatorie che si sono resi attivi fin dalle prime ore dell’emergenza, a cui va il mio ringraziamento".

Oggi pomeriggio il vicepresidente ligure incontrerà "i rappresentanti dell’outdoor che ci hanno contattato per accrescere le fila dei volontari e mettersi a completa disposizione dimostrando, ancora una volta, lo spirito dei liguri capaci di fare sistema nelle emergenze”. 

Peste suina africana, i lupi posso fermarla. La scoperta in Piemonte

I lupi possono contribuire al contrasto della peste suina africana. Se il lupo si ciba di carni di animali infetti, il virus nel suo intestino si estingue. È quanto emerge da uno studio condotto su campioni di aree della Polonia, riportato in un articolo sull’ultimo numero di Piemonte Parchi, il periodico di divulgazione scientifica delle aree protette piemontesi.

"Lo studio - si legge nel servizio - riporta la conclusione che quando i lupi consumano carne di cinghiale positivo per PSA, il virus non sopravvive al passaggio attraverso il tratto intestinale. Inoltre, i lupi possono limitare la trasmissione rimuovendo le carogne infettive".

Un fattore importante per ridurre il rischio di espansione è proprio l’individuazione e la distruzione precoce delle carcasse infette, in cui sono impegnate attivamente squadre di cacciatori e volontari, poiché il virus in resiste per diverse settimane e i cinghiali hanno l’abitudine di avvicinarsi e alimentarsi con esse.

La peste suina africana non è una zoonosi, quindi non si trasmette agli uomini, ma è letale quasi al 100% per i cinghiali e i suini, e la morte arriva dopo 3-7 giorni, al massimo 10, dalla comparsa dei sintomi. L’onda epidemica ha una velocità stimata tra i 20 e i 40 km annuali. Non esiste attualmente una cura e si diffonde per contatto diretto tra animali, o trasportata dagli uomini, con veicoli, abbigliamento e attrezzature. 

 

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