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Cronache
Pittelli, l'ex senatore di FI ai domiciliari per bancarotta fraudolenta
Giancarlo Pittelli

Giancarlo Pittelli, l'ex senatore di FI ai domiciliari per bancarotta fraudolenta

Arresti domiciliari per l'ex senatore di Forza Italia ed avvocato Giancarlo Pittelli, già condannato lunedì scorso ad 11 anni nell'ambito del processo "Rinascita-Scott" contro i clan del Vibonese, indagato per più ipotesi di bancarotta fraudolenta patrimoniale, in quanto amministratore di fatto di una società già in liquidazione e, successivamente, dichiarata fallita. Il provvedimento è stato eseguito dalla Guardia di Finanza di Catanzaro nell'ambito dell'ordinanza emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Procura della Repubblica. Contestualmente, il G.I.P. ha disposto il sequestro preventivo di un terreno edificabile nel comune di Stalettì (CZ), e di denaro per circa 1,5 milioni di euro, quale profitto del reato ipotizzato.

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Secondo l'accusa, l'indagato, in concorso con altri, avrebbe distratto l'unico bene della società di cui era amministratore di fatto, ossia il terreno: quest'ultimo, contestualmente all'avvio della liquidazione, veniva ceduto ad altra società appositamente costituita, anch'essa riconducibile all'indagato, nonchè il corrispettivo della cessione del predetto bene. Le indagini hanno portato alla luce altri gravi indizi su un ulteriore episodio di bancarotta fraudolenta consistente nella mancata richiesta di restituzione di un credito di oltre 800.000 euro vantato dalla società fallita nei confronti di un'ulteriore società, anche quest'ultima poi dichiarata fallita, pur in presenza di un debito, verso la Regione Calabria, di oltre un milione di euro.

Debito derivante dall'anticipo di un contributo pubblico ottenuto nel 2005 per la realizzazione sul terreno sequestrato di un complesso alberghiero, finanziamento poi oggetto di rinuncia e mai restituito. A carico di un altro indagato è stato disposto il sequestro preventivo, anche nella forma per equivalente, della somma di circa 77.000 euro in relazione all'ipotizzato reato di indebita compensazione di debito IVA, in quanto il debito IVA, in capo alla società fallita, sarebbe stato illecitamente neutralizzato con crediti riconducibili alla nuova società appositamente costituita.

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