Cronache
Prezzi ortaggi alle stelle, chiuse attività: se l’Europa non fa nulla si muore
Conto in tavola su. Prezzi non sostenibili. Agricoltura e produzione ortaggi vicini al tilt. O si interviene sul costo dell’energia o i produttori muoiono.
La crisi sta distruggendo l’export ortofrutticolo italiano. Devastati dal costo dell’energia. E i produttori di ortaggi in serra rischiano di morire
Interi comparti paralizzati con i produttori che hanno finito la liquidità. Agricoltori che non sanno se seminare e raccogliere gli ortaggi. Anche fare debiti non è più possibile, nessuno fa credito e forse non ha neanche senso farne perché si finirebbe per strozzarsi con le proprie mani. I prezzi dell’energia alle stelle stanno mettendo in ginocchio l’Europa.
“Il balzo dei beni energetici si trasferisce a valanga sui bilanci delle imprese agricole strozzate da aumenti dei costi”, spiega Coldiretti Italia, “che costringono a spegnere le serre di fiori ed ortaggi, a lasciare le barche in banchina e a tagliare le concimazioni dei terreni con il raddoppio dei costi delle semine”. L'aumento dei prezzi dell'energia elettrica e del gas sta avendo un impatto devastante sulle colture che crescono riscaldate in serre durante l’inverno, parliamo di pomodori, peperoni e cetrioli ma anche su quelle colture che devono essere conservate in celle frigorifere, come mele, cipolle e indivia.
Se l'Unione Europea continuerà a cincischiare ci saranno presto chiusure anche sul versante rifornimento di ortaggi. In tutta l'Europa i produttori stanno pensando di interrompere le attività a causa del duro colpo finanziario della crisi energetica europea, minacciando ulteriormente le forniture alimentari.
La crisi sta colpendo duramente l’export ortofrutticolo italiano: nei primi 6 mesi del 2022 le esportazioni sono calano del 3,8% in valore e del 6,8% in volumi, secondo l’elaborazione di Fruitimprese su dati Istat. “Il nostro Paese rischia di perdere il primato nella produzione e nell’export di molti prodotti”, ha denunciato il presidente Marco Salvi.
I quotidiani europei da ogni parte segnalano situazioni drammatiche che non paiono mutare col passare delle settimane. In queste ore anche l’agenzia di stampa Reuters ha raccontato di produttori di ortaggi che stanno pensando di interrompere le loro attività.
"Nelle prossime settimane pianificherò la stagione ma non so cosa fare", ha dichiarato alla Reuters Benjamin Simonot-De Vos, grande produttore francese che coltiva cetrioli, pomodori e fragole a sud di Parigi.
Così parla anche Emmanuel Lefebvre che produce migliaia di tonnellate di indivia nella sua fattoria nel nord della Francia, ma quest'anno potrebbe abbandonare il suo raccolto a causa dei costi energetici paralizzanti necessari per congelare i bulbi raccolti: "Ci chiediamo davvero se raccoglieremo ciò che c'è nei campi quest'inverno". I prezzi dell’energia sono lievitati anche di 10 volte.
Ma in molti anche in Italia, Paese tra i più ricchi di pomodori, hanno trovato un’abbondanza elevata di pomodori olandesi a prezzi contenuti anche durante la stagione estiva nei supermercati della Gdo. Pochi sanno che negli ultimi anni l’Olanda è diventata leader al mondo per la produzione di pomodori.
Grazie a un istituto di ricerca (il WUR, Wageningen University & Research) si è introdotta a livello nazionale l’agricoltura di precisione, tecnologie all’avanguardie, le coltivazione fuori suolo e interventi di trasformazione con il risultato che nelle serre olandesi vedono la luce ottimi prodotti (il rapporto consumo suolo/produzione è esponenziale) con basso investimento energetico. In più l’Olanda non ha subito i rialzi esponenziali che hanno interessato altri Paesi negli ultimi mesi, essendo tra i produttori di carburanti.
Ma anche in Olanda esistono i problemi. Il gruppo industriale delle serre Glastuinbouw Nederland afferma che fino al 40% dei suoi 3.000 membri sono in difficoltà finanziarie. Secondo l'organizzazione ora sono necessarie misure anticrisi per mantenere a galla il settore e la transizione climatica nazionale.
L’aumento dei prezzi in Italia e in Europa porterà la Gdo all'approvvigionamento di più beni da Paesi più caldi come Marocco, Turchia, Tunisia ed Egitto, dove però i controlli sulla produzioni sono molto opinabili. L’Italia, la Spagna e gli altri Paesi mediterranei rischiano di perdere i primati agricoli, per qualità e prezzi, che avevano fino a poco tempo fa.
Jack Ward, amministratore delegato della British Growers Association, ha affermato alla Reuters che era inevitabile che la produzione di frutta e verdura si spostasse verso climi più caldi. "Sposteremo la produzione sempre più a sud, attraverso la Spagna e il Marocco e parti dell'Africa", ha raccontato.
Ma anche in Paesi soleggiati come la Spagna e l’Italia, i coltivatori di frutta e verdura sono alle prese con un aumento del 25% dei costi dei fertilizzanti e delle materie prime.