Cronache

Provenzano resti al 41 bis: “È meno pericoloso per lui”

 Risponde alla necessita' di tutelare il "diritto alla salute del detenuto" la decisione di negare a Bernardo Provenzano, affetto da "patologie gravi e invalidanti", il differimento della pena. Lo scrive la prima sezione penale della Cassazione, che ha confermato il 'no' del tribunale di sorveglianza di Milano all'istanza avanzata dalla difesa del boss di Cosa nostra, che chiedeva di differire la pena prevedendo invece il regime di detenzione domiciliare presso la stessa struttura sanitaria dove il boss e' in cura. Provenzano, infatti, si trova "ricoverato in un reparto ospedaliero altamente specializzato", si legge nella sentenza depositata oggi, e "a detta dei periti risponde alle terapie di supporto somministrate". La Suprema Corte, condividendo le conclusioni del tribunale di sorveglianza, sottolinea il "rischio per la stessa possibilita' di sopravvivenza del detenuto che provocherebbe la prosecuzione della sua degenza nel meno rigoroso regime della detenzione domiciliare, in un contesto di promiscuita' in cui l'assistenza sanitaria non gli potrebbe essere assicurata con altrettanta efficacia". La motivazione della sorveglianza, concludono i giudici di 'Palazzaccio', "e' fondamentalmente incentrata sulla necessita' di tutelare in modo adeguato il diritto alla salute del detenuto" e "seppur caratterizzata da un taglio fortemente 'pragmatico' non puo' considerarsi eccentrica" rispetto a quanto previsto dal codice "ne' manifestamente illogica".