Cronache

Parla Ranieri Guerra: "Così Kluge e Zambon mi tagliavano fuori dalle scelte"

Di Lorenzo Zacchetti

Il direttore vicario dell'OMS racconta ad affaritaliani.it la sua versione sui fatti che lo vedono indagato a Bergamo per falsa testimonianza

Corrisponde a verità il fatto che lei abbia scritto a Brusaferro “Ho fatto ritirare quel maledetto rapporto”?

Ribadisco quanto ho affermato sopra.

Che cosa c’era di sbagliato nel comportamento di chi ha redatto il documento “An unprecedented challenge: Italy’s first response to Covid-19”?

Come ho detto, il rapporto era impreciso, sommario e rischiava di essere espressione di una visione poco oggettiva. Questo non è rispettoso nei confronti di chi ha lottato strenuamente contro l’ignoto, di chi ha cercato anche di descrivere questa lotta nei termini della scienza e della ricerca, oggettivando il più possibile proprio per permettere a tutti di costruire quel patrimonio comune di conoscenza ed esperienza che ci ha portato in un momento di spiraglio e speranza solo da poco tempo. Se poi chi lo fa, scrive dal divano di casa sua, senza aver mai varcato la prima linea, temo si assoggetti a critiche precise.

Nella memoria difensiva lei sostiene che le correzioni da lei proposte dal documento dipendevano dalla necessità che, trattandosi di una pubblicazione scientifica, esso dovesse “riportare accuratezza e oggettività di contenuto”: in quali passaggi il testo originale non rispettava questi criteri?

L’intero testo è soggettivo, trascura l’esistenza di lavori importanti già pubblicati e disponibili, non rende giustizia al lavoro imponente eseguito dai colleghi della prima linea ospedaliera in un momento di drammatica emergenza. Non riporta l’esistenza, per esempio, di tutto ciò che era stato messo in campo (ben descritto in una mail illustrativa del dott. Maraglino al Viceministro Sileri del 15 aprile 2020, depositata in Procura), ovvero di un Piano dedicato anti-COVID, che cercava di modellare il rischio per la salute e per la situazione socio-economica del Paese, da una parte, e di proporre soluzioni realizzabili dall’altro, quando il meccanismo di solidarietà europea, ben descritto dalla decisione del parlamento europeo e del consiglio del 2013, non solo non era stato colpevolmente attivato (e vennero poi le scuse della Presidente della Commissione), ma anzi aveva lasciato libero campo alle incursioni di procuratori di altri Paesi che avevano fatto incetta dei pochi dispositivi disponibili sul mercato globale.
Che poi il Piano anti-influenzale esistente e vigente (come da me rimarcato) non sia stato attivato rimane una scelta politica precisa del Ministro. Ecco, mi sarei aspettato una lettura ampia in questo senso, che potesse veramente essere utile anche per la gestione della seconda ondata, su cui io stesso avevo preallertato tutti già a metà maggio, senza essere ascoltato. Non è con superficiali giudizi critici che si migliora la situazione o si contribuisce a costruire quella conoscenza che adesso abbiamo (anche se i risultati non sono stati comunque brillanti, date le caratteristiche di questo virus) e che ci permette solo ora, con le armi del vaccino e della medicina, di guardare con ottimismo all’immediato futuro.
Anche le valutazioni cliniche contenute, o meglio, mancanti, erano sconcertanti dal mio punto di vista, ma le questioni erano veramente molte. Altro sarebbe stato se il team avesse deciso di pubblicare il rapporto senza il logo e senza la copertina OMS, semplicemente come un gruppo di ricercatori, per l’appunto indipendenti, senza la necessità di garantire la qualità e l’autorevolezza che sono implicite quando si va ad una pubblicazione ufficiale dell’Organizzazione. Sottolineo che Zambon non era certo un ricercatore e neppure indipendente, bensì staff dipendente dell’OMS a livello P5, ovvero l’apice del livello professionale, con compiti e doveri ben precisi dal punto di vista professionale (anche se in maniera atipica, arruolato per un ufficio OMS sotto casa sua, cosa che non accade praticamente mai per prevenire conflitti di interesse col proprio paese, o con la propria regione, dato che Zambon, che abita a Venezia, appunto, sedeva anche nel CTS della regione Veneto). Gli altri erano in massima parte consulenti arruolati e stipendiati per la funzione attribuita. In quanto tali, non formalmente responsabili per la pubblicazione.