Cronache

Parla Ranieri Guerra: "Così Kluge e Zambon mi tagliavano fuori dalle scelte"

Di Lorenzo Zacchetti

Il direttore vicario dell'OMS racconta ad affaritaliani.it la sua versione sui fatti che lo vedono indagato a Bergamo per falsa testimonianza

Nella corrispondenza intercorsa tra Zambon e lei si parla della necessità di interloquire con il ministero della Salute e poi dell’ottenimento di un “semaforo verde”: da chi nasce questa necessità e perché?

Dividiamo il momento in tre parti, altrimenti non si capisce neppure la grande confusione che Zambon ha creato ad arte su questo: il 25 marzo 2020 viene richiesto dall’ufficio regionale di Copenaghen all’ufficio di Venezia di proporre un programma finanziabile prima con un contributo del Qatar, poi del Kuwait. Io vengo interpellato per avere idee e una proposta solida che vada a supporto di zone fragili del sistema di risposta messo in atto dall’Italia. Zambon e io lavoriamo in piena armonia anche coi colleghi di Ginevra e Copenaghen. Ne viene fuori un’ipotesi di lavoro che si articola su tre azioni: la redazione del Rapporto (per 102mila euro), la fornitura di apparecchiature elettroniche e di ecografi portatili wireless per realizzare un programma di sorveglianza domiciliare con la partecipazione della medicina territoriale, opportunamente formata ed equipaggiata, in due regioni italiane - inizialmente Lombardia e Calabria, su indicazione del gabinetto del Ministro, poi Sicilia e Calabria, per problematiche essenzialmente procedurali - (per circa tre milioni di euro), un’azione di visita tra pari tra esperti italiani e esperti nazionali nella regione balcanica per omogeneizzare le attività di lotta al Covid, data la sfortunata primogenitura italiana, area colpita per prima in tutta la regione europea.
L’impostazione del progetto viene conclusa il 28 aprile, dopo che, in data 14 aprile, io ricevo da Zambon l’indice possibile del Rapporto, con la richiesta di verificarne l’accettabilità col Ministro. Lo stesso giorno incontro il Ministro Speranza e gli presento l’ipotesi progettuale, compreso l’indice (tre pagine). Si tenga presente che avevo già sensibilizzato il Ministro sulla opportunità di poter descrivere in maniera tecnico-scientifica adeguata l’accaduto nel primo mese di attività di controllo dell’epidemia, con un articolo a più mani da pubblicare su Lancet (notissima rivista medico-scientifica, ndr), il cui editore mi aveva assicurato un’attenzione prioritaria, visto quanto stava accadendo in Italia, fin dal 19 Marzo precedente.
Ricevo dal Ministro il gradimento a procedere con tutte le azioni del progetto Kuwait, compreso il Rapporto, e lo comunico ai colleghi di Venezia e di Copenaghen, tramite proprio Zambon, che funge da capoprogetto, anche con il mio esplicito supporto. Da questo momento, mentre si procede sul fronte delle procedure che possano portare al dispiego dell’equipaggiamento nelle due regioni italiane, per quanto riguarda il rapporto io vengo interpellato una sola volta, con una video-intervista del 23 aprile in cui mi vengono chiesti chiarimenti sul funzionamento del CTS e delle strutture di governo centrale da parte del gruppo di redazione di Venezia. Non ho più traccia alcuna di quanto accade al Rapporto fino al 6 maggio (contrariamente a quanto affermato da Zambon nel suo libro), quando Zambon mi informa che la sua direttrice, Dorit Nitzan, non dà il permesso alla pubblicazione. Il giorno 11 mi chiama per chiedere aiuto a fornire le ultime autorizzazioni ancora mancanti, dato che – afferma - il Rapporto è pronto per essere pubblicato subito. Io ricostruirò solo tempo dopo la catena delle comunicazioni intrattenute a mia insaputa con vari interlocutori interni in OMS a Ginevra, con cui si cercava di arrivare alla concessione del permesso a pubblicare (e anche su questo ho le mie riserve, naturalmente, essendo stato tenuto all’oscuro di tutto il frenetico scambio di mail che intercorre tra il 6 e l’11 maggio). L’11 mi viene richiesto da Ginevra (dalla Dr.ssa Swaminathan) di rileggere il Rapporto per eventuali errori fattuali, dato che era mancato il tempo per una revisione sistematica.
E’ solo a questo punto che inizia l’ormai nota interlocuzione con Zambon, che si conclude con la pubblicazione del Rapporto la sera del 13 maggio, come mi viene comunicato (su mia richiesta) a pubblicazione avvenuta. E’ in quel momento che esprimo ancora una volta il mio rammarico per la procedura che si è voluta seguire, senza informare preventivamente il Ministro del lancio del Rapporto stesso. Quanto Zambon racconta a posteriori, dopo aver capito la leggerezza (solo?) con cui aveva affrontato la questione, di fatto ed esplicitamente impedendomi ogni comunicazione nel merito col Ministro, come ebbi modo di relazionare sia al direttore regionale Kluge che allo stesso direttore generale Tedros, è un rimaneggiamento delle sue prime affermazioni, secondo le quali non vedeva perché si dovesse informare il governo sulla pubblicazione del Rapporto stesso (a riprova di queste circostanze l’Avv. De Vita ha già depositato in Procura a Bergamo la corrispondenza intercorsa con Zambon). Questa decisione, ripeto ancora una volta, venne assunta da Zambon autonomamente, come ribadito anche da Kluge in più di un’occasione (ed è inutile che Zambon cerchi di mescolare le carte su questo). In merito a tutte le asserzioni fatte sulla vicenda, è utile forse ricordare come l’OMS informi sempre in anticipo di quali siano le intenzioni, soprattutto se finanziate da un Paese terzo, come in questo caso.
L’Organizzazione agisce a supporto del sistema pubblico, non si sostituisce ad esso mai, se non in casi estremi di collasso e guerra, come in Yemen, in Libia, o in Siria. E’ ovvio che per attuare le previsioni di progetto si debba ottenere l’allineamento con quanto la struttura pubblica esegue, perché con essa si va a collaborare. Ed è altrettanto ovvio che si informi sistematicamente sullo stato di avanzamento dei lavori. Questa non è sudditanza e non è mancanza di indipendenza, ma è come l’OMS funziona, senza creare pericolosi sistemi paralleli, soprattutto in una situazione epidemica. Non è neanche pensabile che per ambizioni personali si possano trascurare i passaggi necessari per garantire il reciproco rispetto istituzionale. Questa non è una piece teatrale o un’opera lirica. Questa è vita reale dove si combatte, e anche duramente, per la salute di tutti. Io stesso nel mio ruolo di contatto tra OMS e governo ero stato messo in una situazione di ambiguità molto difficile da risolvere se non con la franchezza utilizzata anche per scusarmi a nome dell’Organizzazione e cercare una soluzione per un problema che temo sia stato creato ad arte, come dimostrano alcune mail, tra cui una del 15 maggio di Kluge (anche questa già depositata agli atti della Procura di Bergamo).

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Tuttavia nella sua stessa memoria si cita una comunicazione di Zambon, che il 13 maggio 2020 le dice “Non capisco il punto di share the draft (condividere la bozza, ndr) con il Ministro”. Nella sua ricostruzione questo sarebbe un cambiamento di posizione: come se lo spiega?

Appunto, questa comunicazione è la dimostrazione che fu lo stesso Zambon – a differenza di quanto continua fantasiosamente a raccontare – a non voler condividere il rapporto finale con il Ministro. Forse per timore di rallentamenti per un documento che, per ragioni che nessuno ha ancora capito, voleva immediatamente pubblicare. Cambio di atteggiamento ancor più strano visto che in precedenza era assolutamente chiaro e condiviso già con la presentazione al Ministro dell’indice su cui era arrivato il gradimento di massima. Ribadisco che è strano e ancora non riesco ancora a capire perché. Ma il tempo è galantuomo. Forse le ragioni sono nascoste nella corrispondenza parallela tenuta tra Kluge e Zambon, che Zambon (prima che comunque emerga) dovrebbe mettere da subito a disposizione per ridare verità e giustizia non solo a me ma al Paese, che non meritava di certo un trattamento così superficiale e narcisistico in un periodo di crisi così profonda.

In una e-mail che Zambon le ha scritto l’11 maggio 2020 si legge “quegli stronzi di HQ stanno bloccando la pubblicazione, perché serve anche HQ clearance, che ho richiesto giovedì e non è ancora pronta (doveva essere data in 24 h…)”. Chi sono i soggetti che bloccavano la pubblicazione e perché? In base a quali regole o considerazioni di opportunità era necessaria la loro approvazione?

Non sono regole o considerazioni di opportunità, ma una procedura autorizzativa ben precisa (citata da Zambon che la conosce molto bene, nel suo libro) che l’OMS dispone per garantire la qualità, l’imparzialità, l’oggettività e la base fattuale su cui i propri rapporti e le proprie pubblicazioni devono essere impostate. Esiste un comitato che legge, analizza, valuta, esattamente come ogni board editoriale scientifico. Se vuole possiamo chiamarla una revisione tra pari, analoga a quella che viene proposta per le riviste scientifiche più serie. Nessuno bloccava niente. Era soltanto il tempo minimo richiesto per leggere e verificare l’esattezza dei contenuti e la coerenza della narrazione e dei dati presentati. Molti erano obsoleti, qualcuno sbagliato, ma mancava e manca ancora a mio avviso, la revisione di letteratura dei più di mille lavori già pubblicati a quel momento, che avrebbero dato consistenza scientifica a un testo soggettivo e speculativo senza base di evidenza. La sbrigatività con cui Kluge impone di accettare la pubblicazione, di cui ho saputo tempo dopo, non riesco a spiegarmela, così come la fretta di pubblicare bypassando anche l’opinione vincolante dell’ufficio legale di Ginevra, che, a quanto ne so, non ha mai dato l’autorizzazione finale. Tutto il personale OMS è al corrente di quali siano le procedure autorizzative, che sono parte esplicita e trasparente delle regole dello staff. Da quanto ho successivamente appreso, una verifica interna sull’accaduto ha accertato che Zambon abbia pubblicato il lavoro sul sito web dell’Organizzazione senza autorizzazione finale, così come lo ha rimosso in autonomia lui stesso, ovvero forse per ordine di Kluge, come ha poi affermato ribaltando la narrativa iniziale quando aveva accusato me di averlo fatto togliere.

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