Cronache
Regione Lazio, Barillari fuori dalla III Commissione: "Mercato delle vacche"
La III Commissione si occupa di Vigilanza sul pluralismo dell'informazione. E Barillari denuncia la spartizione tra tutti i partiti, compreso il M5s
Alla Regione Lazio Davide Barillari non è più presidente della III Commissione "Vigilanza sul Pluralismo dell'Informazione". E denuncia il "mercato delle vacche".
"Da oggi non sono più Presidente della Commissione 'Vigilanza sul Pluralismo dell'Informazione'. Confido (ma ci credo poco) che il nuovo Presidente continui a portare avanti le molte attività che erano in campo in questa importante commissione.... dalla crescente censura online alla verifica dei finanziamenti a pioggia all'editoria". Così annuncia sui social il pugnace Barillari, consigliere ex grillino, già candidato pentastellato alla presidenza del Lazio nel 2013, cacciato dal M5s per essere rimasto no vax in un partito che sui vaccini (come su altro) ha cambiato idea. E' successo infatti che il Consiglio regionale del Lazio abbia avviato la procedura prevista al comma quattro dell’articolo 15 del Regolamento dei lavori, che dispone il rinnovo di tutti gli organismi regionali dopo trenta mesi dall’inizio della legislatura. Operazione che si concluderà mercoledì 12 e che riguarda 13 commissioni consiliari permanenti, due speciali e il “Comitato per il monitoraggio dell’attuazione delle leggi e la valutazione degli effetti delle politiche regionali”. E Barillari è stato sostituito da Pasquale Ciacciarelli (Lega), che lascia la presidenza della commissione Cultura.
"Ci tengo a precisare che io non ho partecipato in questi giorni ai giochi di potere ed al mercato delle vacche delle presidenze e delle vicepresidenze. - continua - Pd, M5S, Lega e Fratelli d'Italia stanno facendo man bassa di poltrone, senza ritegno. Ora mi sento ora molto più libero e sereno, con la coscienza pulita e libero da vincoli per poter continuare a svolgere il mio ruolo di opposizione a Zingaretti". La Regione Lazio della grande abbuffata del caso Parentopoli, contraddistinto da venature consociative, e in cui anche il M5s si è attovagliato nella maggioranza di Zingaretti, non è certo la sede migliore per controllare cosucce come i fondi all'editoria o il pluralismo dell'informazione, in base a principi di trasparenza che hanno dei nemici agguerriti, ma magari meriterebbero amici migliori.
E un guerrigliero come Barillari ha il triste destino di ritrovarsi isolato. Solo e impavido, sempre, contro tutti i poteri forti a cominciare da Big Pharma: ecco perché Barillari a vigilare sul pluralismo dell'informazione, sempre più minacciato a livello mondiale, stava come il cacio sui maccheroni. Ma tant'è. E l'isolamento non è mai indolore. Non essendo più presidente, Barillari perderà la disponibilità della corposa pattuglia di portaborse assegnati alla Commissione: cinque persone che spesso, con lo spacchettamento dei contratti, diventavano sei. Roba da casta, insomma. Anche se il superlavoro di Barillari, con tutti i complotti orditi alle spalle dei cittadini ignari, richiedeva di certo personale a sufficienza.