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Cronache
Reportage: Wojtyła coprì abusi su minori. Tarro:“Ammettere voleva dire finire”

Ci racconti come arrivò a salvare il Papa. Erano giorni drammatici e tutto il mondo guardava a piazza San Pietro. Si pensava a un attentato sovietico e che potesse scoppiare la terza guerra mondiale...

“Dopo l’attentato mortale il Santo Padre fu sottoposto a numerose trasfusioni e aggredito dal cytomegalovirus. I medici del Gemelli, dove era ricoverato, sostenevano si dovesse solo aspettare una reazione naturale dell’organismo. Per loro c’era poco da fare. Esisteva invece una terapia e mi sembrava incredibile non fosse stata utilizzata”

In questa storia c’entra Maurizio Costanzo, vero?

“Sì, fu il suo giornale, L’Occhio, grazie a una giornalista segretaria, che aveva lavorato all’Istituto dei tumori di Milano, a rivelare che c’era un esperto che poteva trovare una soluzione. L’entourage polacco del Papa scavalcò il Gemelli che non aveva alcuna intenzione di seguire i miei consigli. Ci furono molte polemiche. Mi contattarono bypassando l’ospedale. Il mio stesso maestro italiano era quello che aveva scoperto il fenomeno dell’interferenza virale ed era arrivato all’Interferone come cura. Ero poi stato allievo del professor Sabin che era di origini polacche, di Białystok, quindi...”

Tarro PApa
 

Lei, che in quel momento era al Cotugno di Napoli, che fece?

“Intervenni per spiegare cosa andava fatto. Ci furono consultazioni continue tra Napoli e Berna. Chiamai il mio amico in Svizzera, il professor Gabriel Emodj, un collega ungherese, che faceva la produzione dell’Interferone e che aveva avuto eccezionali risultati con quelle proteine. I polacchi mi contattarono e fecero arrivare l’Interferone a Roma. Intervenne il professor Riva e tutto andò per il meglio”

Molti non ricordano. Tutto era segreto, non si capiva se quanto trapelato sulle condizioni di Wojtyla corrispondesse al vero, in un mondo di spie che si muovevano per l’Europa...

“Esattamente, era un mondo molto complesso e fatto di giochi di potere sotterranei che si scambiavano. Quel fatto drammatico non era di facile gestione per nessuno degli attori in campo. Tutto si muoveva pochissimo”

Ha poi rivisto Maurizio Costanzo?

“Sì, mi ha invitato in un programma Tv che faceva al tempo. Eravamo solo io e Sergio Gonella, l’arbitro italiano famoso per aver diretto la finale del mondiale di calcio del 1978, Argentina-Olanda. Anni dopo anche al teatro Parioli”

E come fu l’incontro col Papa, c’erano protocolli rigidissimi dopo l’attentato...

“L’ho incontrato 6 mesi dopo e mi prese la mano tra le sue, erano bollenti in modo esagerato. Aveva il cosiddetto ‘prana’”

Nelle mani?

“Sì, oggi spieghiamo questi fenomeni non dal punto di vista trascendentale. Ma le sue bollivano. Diamo molto importanza a questi aspetti che sono fenomeni vascolari”

Quando le hanno chiesto di intervenire per salvare il Papa, in questo caso mettendosi anche contro il Gemelli, cosa ha pensato?”

“Che era un bene che avessi quei contatti per essere subito operativo”

Ha avuto paura, timore, di doversi occupare di una cosa così delicata?

“No, assolutamente, su queste cose sono molto preciso, conoscendo bene la materia”

Colpì molto che il Papa volesse incontrare il suo stesso attentatore e perdonarlo. Un uomo anche di potere quindi molto diverso da quelli che vediamo oggi

“E' quello l’insegnamento della Chiesa: abbracciare anche il proprio nemico. Essere sempre disponibili per una catarsi. Deve essere possibile. Anche perché l’uomo è qualcosa di complesso”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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abusi minoriali ağcaattentatocostanzogemellipoloniareportagerischio vitatarrotvn24viruswojtyła
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