Cronache
Scarcerazioni boss, Cutolo apri-fila? I boss attendono l'esito della risposta
Si corre il rischio di scarcerazioni facili di detenuti ad alto tasso di pericolosità
Il boss Raffaele Cutolo è in attesa della decisione del giudice di sorveglianza di Reggio Emilia sulla sua istanza di scarcerazione ma non è dato sapere se arriverà oggi o domani. Cutolo ha chiesto di scontare la sua condanna agli arresti domiciliari. Il suo legale, l'avvocato Gaetano Aufiero, ha presentato l'istanza al Tribunale di Sorveglianza di Reggio Emilia, in base alla circolare emessa dal Dap il 21 marzo scorso nel quale si chiede alle strutture penitenziarie di monitorare le condizioni di salute dei detenuti ultra settantenni, con eventuale segnalazione dei casi più particolari ai magistrati di Sorveglianza. Alcune settimane fa il capo della Nco, detenuto da oltre 40 anni, era stato ricoverato in ospedale per problemi respiratori.
Il rischio che si corre è quello di scarcerazioni facili di detenuti ad alto tasso di pericolosità e sul tavolo dei giudici di sorveglianza non c' è solo il caso del vecchio boss camorrista. Nei reparti di massima sicurezza di tutto il paese, decine di esponenti di spicco della criminalità organizzata attendono la decisione su Cutolo con interesse. Nei giorni scorsi sono usciti personaggi di spicco come il camorrista Pasquale Zagaria e il calabrese Domenico Perre, colonnello dell'Anonima sequestri. Se dovesse farcela anche il fondatore della Nco, qualunque mafioso alle prese con problemi di salute sarebbe autorizzato a rivolgersi ai giudici.
Le contro-mosse del ministro della Giustizia Bonafede prendono forma attraverso l'indicazione fatta al Csm circa la destinazione del magistrato Roberto Tartaglia al ruolo di vicecapo del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria; e attraverso l'annuncio di un 'intervento a livello normativo' "d’accordo col presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra”. Alcune proposte verranno inserite nel prossimo decreto legge, ha assicurato Bonafede. Tra queste proposte, c’è quella che mira a coinvolgere la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo e le Direzioni distrettuali antimafia e antiterrorismo in tutte le decisioni relative ad istanze di scarcerazione di condannati per reati di mafia.
Roberto Tartaglia, 38 anni, nato a Napoli, attualmente consulente della commissione Antimafia, è stato per dieci anni sostituto procuratore della Repubblica a Palermo, dove ha anche fatto parte della Direzione distrettuale antimafia. Ha seguito indagini e processi legati agli assetti mafiosi più attuali occupandosi di alcuni dei mandamenti più importanti del capoluogo siciliano. Nella sua carriera, in particolare, è stato delegato alla gestione di numerosi detenuti sottoposti al regime del 41 bis, fra questi: Salvatore Riina, Leoluca Bagarella, i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano; Antonio, Giuseppe e Salvatore Madonia.