Cronache

Sinodo, comunione ai divorziati? "Si deciderà caso per caso"

Né sì né no, ma si valuterà ciascun caso perché "non c'è un bianco o un nero". Il punto più dibattuto del sinodo, quello relativo alla comunione per i divorziati risposati, si risolve con la decisione che si leggeva in controluce nella maggior parte delle relazioni emerse dai gruppi di lavoro linguistici e in particolare da quello tedesco. Ma il placet finale arriva davvero per un soffio. Alla conta finale, l'assemblea dei 265 padri sinodali presenti in aula (su 270 totali) ha approvato il paragrafo 85 a maggioranza ridottissima: 178 sì, appena due in più del quorum richiesto, contro 80 no per il testo nel quale si afferma che "è necessario riconoscere che la responsabilità rispetto a determinate azioni o decisioni non è la medesima in tutti i casi" e che il "discernimento pastorale" deve "farsi carico di queste situazioni".

E' stato uno dei 94 paragrafi della relazione finale attorno al quale l'assemblea si è frazionata, pur riuscendo a raggiungere in ogni passaggio i due terzi dei consensi richiesti per considerare valido il testo. Ora sarà il Papa a trarre le conseguenze e a valutare, come richiesto dal sinodo, se redigere un documento sulla famiglia.

LE CONDIZIONI PER ESSERE RIAMMESSI. Gli altri paragrafi sui quali la maggioranza è stata ridotta sono il numero 84, passato con 187 voti, nel quale si afferma che i risposati devono "essere più integrati nelle comunità cristiane nei diversi modi possibili, evitando ogni occasione di scandalo", e il numero 86, approvato con 190 voti, nel quale si indicano le "condizioni" per ottenere "una più piena partecipazione", che sono "umiltà, riservatezza, amore alla Chiesa e al suo insegnamento, nella ricerca sincera della volontà di Dio e nel desiderio di giungere ad una risposta più perfetta ad essa". Il giudizio, comunque, viene lasciato al "colloquio col sacerdote col sacerdote in foro interno", cioè nella confessione e nella direzione spirituale.

IL MESSAGGIO DEL PAPA. Aver tratto queste conclusioni, ha commentato papa Fracesco nel suo messaggio finale, "non significa aver trovato soluzioni esaurienti a tutte le difficoltà e le sfide che minacciano la famiglia" ma, ha aggiunto il pontefice, significa "aver dato prova della vivacità della Chiesa cattolica che non ha paura di scuotere le coscienze anestetizzate o di sporcarsi le mani discutendo animatamente e francamente". Ma significa anche "aver spogliato i cuori chiusi che spesso si nascondono perfino dietro gli insegnamenti della Chiesa o dietro le buone intenzioni, per sedersi sulle cattedra di Mosè e giudicare, qualche volta con superiorità e superficialità, i casi difficili e le famiglie ferite". Toni volutamente duri, come quelli con i quali il Papa ha richiamato i "metodi non del tutto benevoli" emersi nel dibattito e che comunque, ha detto, "hanno certamente arricchito e animato il dialogo, offrendo un'immagine viva di una Chiesa che non usa 'moduli preconfezionati'".

IL TESTO FRUTTO DEL DIBATTITO. Il confronto sinodale in aula è durato tre settimane ed è arrivato al termine di un percorso di due anni, con un primo sinodo preparatorio, un concistoro, due sondaggi popolari, attraverso i quali Bergoglio ha voluto chiamare in causa tutto il mondo cattolico. Il documento finale che riassume la posizione del sinodo è stato letto questa mattina a porte chiuse in assemblea, dopo essere stato approvato all'unanimità dalla commissione ristretta scelta dal Papa per sintetizzare gli emendamenti emersi dai gruppi linguistici di lavoro e le 248 osservazioni dei vescovi. Poi, nel pomeriggio la votazione.

Si tratta di un testo "pervaso dalla misericordia" che si preoccupa di "integrare sempre di più le persone nella Chiesa", ha commentato il cardinale Raymondo Damasceno Assis, arcivescovo di Aparecida e vicepresidente del sinodo. Ma è stato il cardinale Christoph Schoenborn ad anticipare già alla fine della mattinata l'atteggiamento prudente sull'altra questione delicata, quella sui gay: "Questo è un documento di consenso", ha detto per spiegare il paragrafo che raccomanda di riservare "una specifica attenzione all'accompagnamento delle famiglie in cui vivono persone con tendenza omosessuale".

SUI GAY FRENATA DAI PAESI IN SVILUPPO.  Il paragrafo sui gay si limita poi a ribadire il catechismo, con la definizione di famiglia fondata su uomo e donna e l'imperativo di rispettare comunque ogni persona. E su questa linea i voti a favore sono stati 221. A spingere per questa scelta sono stati in prevalenza i vescovi di alcune aree, in particolare quelle dell'Africa e dei Paesi in via di sviluppo, che hanno ritenuto l'argomento troppo delicato: "Questo non vuol dire - ha commentato Schoenborn - che per europei e nordamericani non sia ritenuto un problema della Chiesa, ma se si parla di sinodalità universale bisogna rispettare le sensibilità culturali di chi chiede di approfondire la questione in contesti diversi".

Anche il Papa ha sottolineato questo aspetto nel suo messaggio: "Abbiamo visto che quanto sembra normale per un vescovo di un continente, può risultare strano, quasi come uno scandalo, per il vescovo di un altro continente". Un'osservazione che rafforza le motivazioni per le quali Francesco, celebrando il cinquantennale del sinodo, ha annunciato la volontà di riformare il papato per favorire il decentramento. "Ma questo non significa avere Chiese nazionali, sarei disperato se ci fosse una Chiesa austriaca", ha precisato Schoenborn.