"Mio padre e Silvio Berlusconi si sono conosciuti. E incontrati a Milano alla fine degli anni Settanta. Me lo disse mio padre quando decise di aprirsi con me, rivelandomi quanto sapeva, per scrivere il memoriale. Anche mio madre mi confermo' che quanto raccontato da mio padre Vito era vero. All'epoca dei fatti Berlusconi era solo un imprenditore molto noto a Milano ma, chiaramente, quando mio padre mi racconto questi fatti suscito' il mio interesse. Gli incontri erano organizzati da Bontade tramite Marcello Dell'Utri". Lo ha detto Massimo Ciancimino, rispondendo alle domande del pm Nino Di Matteo al processo sulla trattativa Stato mafia, nell'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo. Ciancimino ha aggiunto: "Mio padre investi' dei soldi nelle attivita' di realizzazione delle case a Milano 2". Un investimento in cui "c'erano gli interessi anche di imprenditori di mafia e di Bontate e Provenzano".
"Mio padre riteneva Salvatore Riina un doppiogiochista, intellettualmente limitato e aggressivo. E spesso lo appellava con il soprannome 'pupazzo'", ha detto poi Ciancimino sul boss corleonese, collegato in video conferenza da Parma adagiato su una lettiga, riferendo le parole del padre Vito Ciancimino. Massimo Ciancimino sta deponendo dinanzi alla corte di assise di Palermo, nell'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo, rispondendo alle domande del pm Nino Di Matteo. "Mio padre diceva che Riina era uno stupido - ha proseguito Massimo Ciancimino - e a volte prima di incontrarlo a casa nostra in via Sciuti a Palermo, gli faceva fare mezzora di anticamera e poi lo accoglieva".
"Un giorno, tra maggio e dicembre del 1992, mio padre mi disse che Provenzano poteva muoversi indisturbato grazie ad un accordo con rappresentati istituzionali, in seguito ad alcuni incontri ai quali anche lui aveva contribuito", ha dichiarato poi. "Gli incontri tra mio padre e Provenzano - ha proseguito - si sono protratti, con maggiori cautela, anche successivamente al 1980. Prima in luoghi della provincia di Palermo. Quando vivevamo a Roma, tra il 1990 e il 1992, mio padre era libero e vivevamo in via san Sebastianello (Roma). Nel luglio 1992 lui ha interceduto per fissare un incontro con un medico romano poiche' mio padre e Provenzano condividevano anche i problemi medici legati alla prostatite". E, ancora: "Non ho mai partecipato direttamente agli incontri, non ero abilitato, accompagnavo mio padre e restavo fuori. Ma ci salutavamo col bacio, mi conosceva fin da bambino. Era molto paterno con me e a volte mediava pregandomi di non fare arrabbiare mio padre".