Cronache
Strage Erba, Olindo e Rosa colpevoli nonostante i "ragionevoli dubbi"
La Corte d'Appello di Brescia ha confermato l'ergastolo per i coniugi, ritenuti responsabili della strage di Erba
Strage Erba, Olindo e Rosa colpevoli nonostante i "ragionevoli dubbi"
Quello della Starge di Erba è uno dei casi di cronaca nera dell’ultimo millennio che più ha diviso il “Tribunale mediatico” tra innocentisti e colpevolisti. “È stata emessa una sentenza, leggeremo le motivazioni e ricorreremo in Cassazione”. Lo ha affermato Fabio Schembri, difensore di Olindo Romano e Rosa Bazzi condannati in via definitiva all’ergastolo per la strage di Erba, dopo che la corte di Brescia ha respinto la richiesta di revisione del processo.
Tra gli innocentisti spicca il nome del dott. Cuno Tarfusser, sostituto procuratore generale di Milano. La mossa del sostituto procuratore di Milano ha pochi precedenti nella storia della giustizia italiana proprio per il significato sostanziale che ha avuto il deposito del suo atto alla Procura Generale tanto che per questa sua iniziativa è anche stato sanzionato dal Csm. In poche parole è come se la magistratura si fosse interrogata sulla sua stessa condotta.
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La richiesta di revisione presentata dal magistrato, prima ancora che lo avesse fatto l'avvocato difensore delle parti, Fabio Schembri, è già un evento, più unico che raro. Nella sua relazione, il sostituto Procuratore generale di Milano, ha firmato proprio una critica al modo in cui sono state condotte le indagini e a come nei giudizi di merito sono state valutate le tre prove regina di questo processo: dalla macchia di sangue sul battitacco dell'auto di Olindo, alle confessioni “dettagliatissime e sovrapponibili di Rosa e Olindo”, come scrisse la Corte d'assise di Como, al riconoscimento dei Killer ad opera del super testimone Mario Frigerio.
Già i giudici dell'appello di Milano dovendo giustificare i resoconti deliranti di Rosa Bazzi e i 243 errori di Olindo, dovettero constatare che erano piene di versioni non credibili e numerose inesattezze. Ma lo attribuirono all'intenzione della coppia di lasciare aperta una porta alla futura ritrattazione passando poi per la testimonianza dell'unico sopravvissuto, Mario Frigerio e a quel riconoscimento tardivo del suo aggressore.
Mario Frigerio non ha collocato mai Rosa Bazzi sulla scena del crimine, ha sempre parlato seppure tardivamente, esclusivamente di Olindo. In una prima fase Frigerio ha fatto un identikit del killer completamente diverso dalla figura di Olindo Romano: lo descrive più alto di 10 cm e di carnagione scura. Tutto l'impianto accusatorio, secondo Tarfusser, sarebbe viziato da errori. Secondo il magistrato, alla luce delle nuove capacità investigative, potevano essere approfonditi, con il contributo della scienza, nuovi elementi e testimoni nuovi profili di responsabilità diversi da Olindo Romano e Rosa Bazzi.
D'altra parte, proprio la Suprema Corte di Cassazione ha scritto: "Sul caso si addensano numerosi dubbi e aporie"ovvero domande senza risposta. Sono frasi sconvolgenti per una condanna all'ergastolo, per uno Stato che ha inserito nel proprio ordinamento la colpevolezza solo quando questa va oltre ogni ragionevole dubbio. L’aporia sicuramente è una domanda che non conosce risposta e quindi non è un ragionevole dubbio, è ben altro che un ragionevole dubbio. Le possibilità di soluzione risultano annullate in partenza dalla contraddizione. Siccome Rosa è mancina, tale dettaglio costituisce un clamoroso indizio di responsabilità, atteso che, secondo l'autopsia, il bambino fu sgozzato da un mancino. Per quanto sia grottesco considerare che il fatto di essere mancini possa essere un indizio, tale versione non risulta dalle relazioni autoptiche che invece descrivono l’autore del delitto del bambino, come un destrimane. Ci si chiede come facciano 26 giudici a sbagliare. Per ogni errore giudiziario in Italia (e di errori l'Italia è piena), hanno sbagliato un numero equivalente di giudici, se non di più, se non decine di giudici.
Tra gli innocentisti compare certamente anche Azouz Marzouk, marito di Raffaella Castagna e padre di Youssef, il quale non ha mai nascosto di essere convinto che gli autori di quella atroce strage che ha decimato la sua famiglia, non siano stati Rosa e Olindo ma Killer che hanno agito con una sapienza, una velocità ed una organizzazione da professionisti: “Non mi interessa se sia per spaccio o per altri motivi, l’importante è che si riapra il processo”, aveva dichiarato facendo un in bocca al lupo a Rosa ed Olindo.
Tuttavia, oggi si sono riaperte per i coniugi Romano inappellabilmente per i Giudici della corte d’appello di Brescia, le porte dei carceri milanesi di Opera e Bollate: dopo 3 udienze e cinque ore di camera di consiglio la condanna è quella del fine pena mai.
* Avvocata e criminologa