Cronache
Strage Stresa, "La cabina 3 aveva il freno d'emergenza rotto da inizio maggio"
Spunta un supertestimone. E' un dipendente della funivia e conferma la versione di Tadini. "Lui voleva lo stop, ma lo hanno ignorato"
Strage Stresa, "La cabina 3 aveva il freno d'emergenza rotto da inizio maggio"
La tragedia del Mottarone continua a tenere banco, con la Procura di Verbania e la gip che non concordano sull'andamento dei fatti che hanno portato alla morte di quattordici persone a causa del crollo di una cabina della funivia, che da Stresa porta in vetta a quota 1500 metri. Dopo la scarcerazione dei tre imputati, con il solo Gabriele Tadini costretto agli arresti domiciliari, ora spunta la versione di uno dei sei dipendenti di quell'impianto, che ribalta tutto il quadro sulla vicenda. Si chiama Fabrizio Coppi, - si legge sulla Stampa - ha trent’anni, da due lavorava come manovratore e vetturino nell’impianto di risalita. Abita in una piccola frazione di montagna sopra al Lago d’Orta. Tutti lo cercano, perché è l’unico ad aver confermato la versione del suo responsabile Tadini. "L’unico a non averlo lasciato solo di fronte al disastro", commentano gli amici del Bar Idrovolante. Coppi dice che il guasto della cabina numero 3 era noto da tempo. "Questa problematica mi è stata comunicata dal caposervizio Tadini a inizio maggio del 2021. Quando sono arrivato in cima, mi ha detto di non togliere i ceppi perché c’era un problema e doveva farlo controllare dalla ditta".
Quella cabina - prosegue la Stampa - girava senza freni d’emergenza, e lui era spaventato proprio per questa ragione. "Ho udito più volte Tadini discutere animatamente con il responsabile d’esercizio Perocchio e con il gestore Nerini perché questi ultimi due erano contrari alla chiusura dell’impianto, nonostante la volontà di Tadini». Ancora: «Il punto di riferimento per ogni problematica era Tadini, lui era sempre reperibile. Ma lui, a sua volta, avvisava telefonicamente sia il direttore d’esercizio sia il gestore. Ma, secondo il giudice per le indagini preliminari Banci Buonamici, contengono due vizi gravi. Uno di forma: «In merito a tali dichiarazioni, certamente di contenuto accusatorio, mai Coppi avrebbe dovuto essere sentito come persona informata sui fatti». Non come testimone, ma da indagato: con un avvocato a fianco. E poi, ecco il secondo rilievo del gip: "Coppi ben sapeva del rischio di essere lui stesso incriminato per aver concorso a causare il disastro con la propria condotta".