Torino, Tonelli (Sap): "All'ordine pensi Appendino. Noi restiamo in questura"
Gianni Tonelli (Sindacato Autonomo di Polizia): "Appendino si sbrighi da sola la questione dell'ordine in città e noi ci chiudiamo in Questura"
A Torino ora esplode la polemica tra comune e agenti di polizia. Affaritaliani.it ha ricevuto ed è in grado di pubblicare la lettera indirizzata alla sindaca Chiara Appendino da parte del segretario nazionale del Sap (Sindacato Autonomo di Polizia) Gianni Tonelli.
ECCO LA LETTERA APERTA DI GIANNI TONELLI (SAP) A CHIARA APPENDINO
Cara sindaca Appendino,
ho letto con grandissimo sconcerto e sconforto le dichiarazioni che ha rilasciato per giustificare il pestaggio di quattro poliziotti a Torino.
Quello da Lei affermato è intollerabile, perché in questa maniera altro non si fa se non legittimare e fomentare comportamenti fobici nei riguardi delle divise, dando ossigeno al partito dell'Antipolizia e a movimenti anarcoidi violenti. La sua è forse una questione di consenso? Tutto questo è inaccettabile: Lei deve fare il sindaco, preoccuparsi della buona amministrazione della città di Torino. Non è suo compito dover gestire le politiche dell'ordine e della sicurezza pubblica. Ognuno deve fare il suo mestiere.
Ci tenevo a farle notare, poi, che nella vicenda non esiste alcuna "tenuta antisommossa": si tratta della normale divisa ordinaria del Reparto Mobile ed è assolutamente specioso enfatizzare con terminologie inappropriate la descrizione della vicenda. Bisognerebbe attribuire significato alle parole, perché qui non c'è nessuna repressione di sommosse.
Si rasenta l'assurdità: cosa vuole dire, sindaco? I poliziotti non hanno diritto di uscire con quelli che sono gli equipaggiamenti finalizzati alla loro protezione? Sono forse lavoratori di serie B? Non solo, ma a causa di quale patologia o perversione mentale la divisa dovrebbe essere concepita come "istigazione"? Le stanno a cuore gli affiliati al partito dell'Antipolizia e degli allergici alle divise? Gli uomini in divisa, con la loro presenza ampiamente richiesta, infondono sicurezza nei cittadini, tuttalpiù, altro che provocazione!
Forse ci sono delle sacche - ed è proprio il caso di dirlo - nella città, in cui si vogliono creare delle zone franche in cui si può abusare del consumo di alcol, sostanze stupefacenti e spacciare impunemente? Signor sindaco, il punto è questo: le norme sono finalizzate a promuovere concordia, pacifica convivenza e la serenità dei cittadini, non ad imporre l'ordine pubblico come qualcosa di autoritario.
Tra l'altro, non mi sembra che i miei colleghi abbiano imposto alcunché, considerando che i primi aggrediti erano addirittura in borghese. Quindi di cosa parliamo?
Questo atteggiamento, questo suo modo di porsi di fronte al problema per un interesse veramente squallido di politica e di consenso, è devastante, perché questo vuol dire legittimare l'avversione allo Stato e alle sue regole al di là dell'ordinanza da Lei emanata, e di quelli che sono i simboli dello Stato stesso.
In conclusione, vorrei farle una proposta sindaco Appendino, ed è chiaro che si tratta di una provocazione, perché di certo non ho il potere di farlo, e se anche lo avessi, non lo farei. Considerato che Lei è la responsabile del corpo di polizia municipale, vorrei proporle questo: noi Polizia di Stato restiamo chiusi nelle questure e Lei si sbriga la questione dell'ordine e della sicurezza pubblica in città, visto che è più brava (Piazza San Carlo docet). Poi però, se malauguratamente dovesse accadere qualcosa, vorrei che, come ha fatto in questo momento con i miei colleghi, puntasse con la stessa solerzia il dito verso se stessa, assumendosi le sue responsabilità.