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Cronache
"Riapriamo le indagini sull'omicidio di Pasolini". La petizione dell'avvocato

La misteriosa morte di Pier Paolo Pasolini

Tra la notte dell'1 e del 2 novembre del 1975, Pier Paolo Pasolini fu ucciso brutalmente; il suo cadavere venne ritrovato con la testa spaccata e dagli atti del processo si evince che la morte era avvenuta attraverso 'schiacciamento del torace'.

Il principale sospettato dell'omicidio, all’epoca dei fatti, fu Pino Pelosi, un "ragazzo di vita", che dichiarò di aver commesso il crimine per difendersi da un'aggressione di Pier Paolo Pasolini. Poi, dopo aver aggredito l'artista sarebbe scappato con l’Alfa Romeo 1750 del regista passando sul corpo inerme. In un primo momento fu supportata l'idea che Pasolini fosse stato ucciso da un gruppo di neofascisti, ma data la scarsità di prove e il tentativo di insabbiamento, quest’idea venne quasi subito accantonata.

Il giovane Pino Pelosi fornì la versione, dove presso la Stazione Termini avrebbe incontrato Pier Paolo Pasolini presso la Stazione Termini, che lo avrebbe invitato a salire sulla sua vettura per fare un giro insieme. Dopo una cena offerta dallo scrittore, in una trattoria nei pressi della Basilica di San Paolo, i due si sarebbero diretti alla periferia di Ostia. Stando alla dichiarazione del giovane, la tragedia sarebbe scaturita per delle presunte pretese di Pasolini alle quali Pelosi era riluttante, sfociando in un alterco che sarebbe degenerato fuori dalla vettura. Lo scrittore avrebbe quindi minacciato Pelosi con un bastone del quale il giovane si sarebbe poi impadronito per percuotere Pasolini.

A circa 48 anni dall'omicidio, Pino Pelosi si è dichiarato innocente e, che presso la radura di Ostia un gruppo di neofascisti, nascosti nel buio, aggredirono i due immobilizzandolo e pestando a morte Pasolini. Egli sarebbe poi fuggito con la macchina, investendo accidentalmente il corpo di Pasolini. Ma questa versione è incongruente con tutta la storia, infatti Pelosi avrebbe dovuto sterzare prima a sinistra e poi girare a destra per allontanarsi dal luogo del misfatto, compiendo un percorso quantomeno 'improbabile'.

 

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