Cronache

"Riapriamo le indagini sull'omicidio di Pasolini". La petizione dell'avvocato

L'iniziativa di Stefano Maccioni, dopo le dichiarazioni dell'ex della Banda della Magliana Abbatino

Pier Paolo Pasolini, il legale di famiglia: "Vogliamo capire chi c’era all’Idroscalo"

A parlare con l’AGI è l’avvocato Stefano Maccioni, legale della famiglia di Pier Paolo Pasolini: "Nel 2009 chiedemmo che venissero effettuati degli esami scientifici sui reperti custoditi nel Museo Criminologico di Roma, che non erano mai stati fatti. Grazie a quegli esami effettuati dai Ris sono stati individuati tre dna"

Il legale Stefano Maccioni continua: "Nei cento anni della nascita di Pasolini si è parlato di tutto, però sempre a livello artistico. Non si è parlato della fine di Pasolini, cioè di quello che rimane ancora il capitolo parzialmente incompiuto. Sembra come che ogni volta che si vuole affrontare questo capitolo ci sia un tabù. Dobbiamo affrontare questo tema una volta per tutte in maniera definitiva e non come si legge in una delle ultime ordinanze che 'verosimilmente Pelosi non era solo in quella notte all'Idroscalo perché si rinvengono più tracce di dna'. Occorre arrivare a dire definitivamente chi c'era quella notte all’Idroscalo, finché non raggiungeremo quella verità non ci possiamo fermare".

Oggi alla base della nuova richiesta ci sono le dichiarazioni che il boss della Banda della Magliana Maurizio Abbatino, avrebbe reso nel 2022 alla Commissione parlamentare Antimafia dove avrebbe dichiarato di aver effettuato il furto delle pizze del film Salò o le 120 giornate di Sodoma su commissione. In pratica Pasolini sarebbe stato “attirato” all’Idroscalo di Ostia per riottenere quelle pizze in cambio di denaro.

Questo è lo spunto che secondo Maccioni chiede nuove indagini. Il penalista Stefano Maccioni spiega: "Sulle responsabilità di Pino Pelosi si è creato soltanto un grandissimo depistaggio. La considerazione che faccio è che Pelosi si accusa di un omicidio e l’elemento che porta a favore della sua autoaccusa è un anello lasciato vicino al corpo di Pasolini, che si sarebbe sfilato durante la colluttazione. Ma come arriva quell’anello vicino al corpo dello scrittore è da accertare. Un ragazzo di 17 anni che viene fermato dai Carabinieri dopo una tentata violenza sessuale e che ha utilizzato la macchina del suo aggressore per ucciderlo e scappare, non farebbe riferimento al suo anello. Per me è inverosimile che sia andata così”.

Come riporta l'AGI, allora su cosa dovrebbe fare luce la nuova inchiesta? "Dovrebbe individuare il movente perché è vero che occorre individuare gli esecutori materiali, ma occorre anche capire che se non si è trattato di un omicidio sessuale, cosa è stato? Questo è fondamentale. Noi abbiamo qualche idea a questo riguardo. Sicuramente Pasolini era un personaggio scomodo, stava scrivendo e probabilmente aveva ottenuto dei documenti che lo stavano mettendo in serio pericolo. Abbiamo dei riscontri di alcune persone che lo avevano incontrato la sera stessa dell’omicidio, come il ristoratore del Pommidoro di San Lorenzo che parla di un Pasolini molto preoccupato. E anche nell’ultima intervista afferma di avere paura. L’omicidio Pasolini è un nodo di scambio molto importante se messo in relazione alle vicende di quel periodo. Va ovviamente visto in una maniera ampia, all’interno della situazione politica italiana di quel periodo, di come l’Italia era collocata anche all’interno della Nato. Il delitto Pasolini va visto a 360 gradi", conclude l'avvocato.